mercoledì 26 febbraio 2014

Dalla Sicilia con furore... le iris!!!

Tanto per restare in tema di dolci carnevaleschi, ho voluto richiamare all'attenzione dei lettori dell'Amica di Babette uno dei film che ho visto recentemente, non solo perché mi era piaciuto da morire, ma anche perché mi aveva incuriosito scoprire un nuovo dolce, di cui non avevo mai sentito parlare... purtroppo.
Si tratta di La mafia uccide solo d'estate, opera prima di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, che ha saputo raccontare magistralmente la mafia anche attraverso gli occhi del piccolo protagonista.
Il film è di una bellezza e di una semplicità travolgenti, che vale la pena vedere... non voglio ripetermi, perché già tanto avevo scritto nell'altro post, quindi veniamo al dunque.
Nel film il piccolo Arturo viene iniziato dal fu commissario Boris Giuliano ai famosi pasticcini siciliani chiamati Iris con ricotta cotta al forno e questi dolci saranno anche il mezzo con cui il bambino tenterà di conquistare il cuore di Flora (nella foto a destra il piccolo interprete di Arturo e il regista Pif con una Iris originale in mano).
Mi raccomando non possono definirsi comunemente bomboloni... anche se qualcuno lo potrebbe (mal)pensare, perché "non ci somiglia pe' niente!", come direbbe il personaggio di Johnny Stecchino.
L'iris è un dolce tipico siciliano che può essere fritto o cotto al forno. A Palermo le Iris nascono con ripieno di ricotta mentre nel resto dell'isola siciliana si chiamano gli Iris e hanno un ripieno di crema.
Non è stato semplice trovare una ricetta di questo dolce e ho dovuto spulciare molti siti e cercare di trovare la giusta composizione da proporre; quindi mi scuso innanzittuto con i palermitani per aver sconvolto una ricetta legata alla loro tradizione!

Ingredienti
Per la pasta: 250 g di farina 00, 250 g farina manitoba, 250 ml di latte, 50 g di burro, 50 g di zucchero semolato, 1 cubetto di lievito di birra, 1 uovo e un pizzico di sale

Per il ripieno: 400 g di ricotta di mucca (oppure di pecora), 100 g di zucchero semolato e 150 g di gocce di cioccolato

Procedimento:
1) Mettere la ricotta a sgocciolare e più tardi setacciarla per bene in una terrina, aggiungervi poi lo zucchero e le gocce di cioccolato;
2) Disporre il mix di farine a mo' di fontana e posizionare al centro tutti gli altri ingredienti, amalgamandoli insieme al latte leggermente intiepidito;
3) Lavorare bene l'impasto fino a farlo diventare ben omogeneo, lasciandolo lievitare per almeno un'ora abbondante (N.B. deve raddoppiare di volume);
4) Stirare l'impasto con l'aiuto di un mattarello e ritagliare dei quadrati di medie dimensioni, dove al centro di ognuno andrà posizionata un'abbondante cucchiaiata della ricotta preparata in precedenza;
5) Procedere a richiudere ciascun quadrato, ricongiungendo ciascun lembo al centro, in modo da impedire alla crema di fuoriuscire in cottura;
6) Girare ciascuna iris e posizionarla sulla teglia da forno, dove verranno fatte lievitare ancora per circa mezzora;
7) Cuocere al forno per circa 20 minuti, finché la parte superiore non risulterà appena dorata;
8) Lasciar raffreddare appena e spolverare con abbondante zucchero a velo.

P.s.: Come è possibile notare dalla foto, sono stata un po' parsimoniosa con il ripieno di ricotta e cioccolato... scusa in più per potermi cimentare di nuovo con le Iris e stracolmarle di quel ripieno fantasmagorico, che viene tanto osannato nel film!

giovedì 20 febbraio 2014

Smetto quando voglio, è possibile?

Se come me avete una necessità impellente di farvi due risate, il film che al momento fa al caso vostro è Smetto quando voglio, l’opera prima del giovane regista salernitano Sydney Sibilia con un ensemble di attori bravissimi come Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti e Neri Marcorè.
Una commedia leggera e ben recitata come non se ne vedeva da tempo, che garantisce risate dall'inizio alla fine, anche se con un po’ di amaro in bocca. Forse ci saranno pure troppi riferimenti cinematografici, ma lo spettatore non ci fa caso visto il ritmo serrato del racconto.
La storia è incentrata sulle vicissitudini legate al protagonista, il professor Pietro Zinni (un travolgente Leo), che, per evidenti spinte politiche, perde la sovvenzione alla sua borsa di ricerca alla facoltà di Neurobiologia dell’Università della Sapienza di Roma. Affranto dal fatto di aver buttato via anni di studi dietro le ricerche su un algoritmo rivoluzionario, decide di avere la rivalsa su quel sistema a cui ha dato tanto e che in poco tempo lo ha buttato in mezzo a una strada.
Cosa fare però? Mente alla sua compagna Giulia (una trattenuta Solarino) e le fa credere che sia riuscito a farcela e per caso si imbatte nell’idea di creare una nuova droga o meglio smart drug attraverso l’aiuto delle più eminenti menti che conosce ovvero molti amici accademici accomunati dal suo stesso destino traballante.
Grazie all’aiuto del suo amico chimico Alberto (una strabiliante Fresi), finito a fare il lavapiatti in un ristorante cinese con l'aspirazione di diventare cameriere, sintetizzano una nuova sostanza stupefacente a base di una molecola, tra quelle che non sono state ancora messe al bando dal Ministero della salute.
Per convincere gli altri, Pietro continua a ripetere che la cosa è perfettamente legale, ma certamente non lo è lo spaccio.
La banda di nerd si arricchisce quindi di altri elementi, ognuno con le proprie peculiarità e funzioni: Giorgio e Mattia (Aprea e Lavia), due latinisti di fama internazionale che pur di sopravvivere lavorano come benzinai presso la pompa di benzina gestita da un cingalese (davvero spassose le scene di questi due che si insultano usando l’antica lingua latina); Andrea (Sermonti), un antropologo in cerca anche di un umile lavoro a nero, utile a insegnare a ogni componente della nuova banda le movenze da veri malviventi; Arturo (Calabresi), un archeologo precario e spiantato, costretto ancora a vivere con i suoi, reclutato solo per il furgone e, infine, Bartolomeo (un ben ritrovato De Rienzo), un’economista, che si dovrà occupare delle finanze derivate dalla nuova attività autogestita, che di mestiere tenta invano di contare le carte a poker. 
L’estremo successo della nuova smart drug e il forte giro di affari che sono riusciti a creare li porteranno a uscire leggermente dai binari e a cambiare completamente stile di vita; peccato che dovranno vedersela anche con dei veri e pericolosissimi trafficanti, capitanati da un semi-sfigurato Neri Marcorè detto Il Murena (anch’egli un tempo ingegnere nautico, passato alla malavita).
Non volendovi svelare oltre, vi aggiungo solo che Sibilia, insieme ai co-sceneggiatori Attanasio e Garello, hanno garantito un esordio scoppiettante per una pellicola sagace e divertente, ben scritta e altrettanto ben recitata da una corale di veraci attori, che emergono per simpatia e bravura tutti allo stesso modo.
Davvero meritevole di nota la fotografia dai tratti così acidi, fluorescenti quanto psichedelici di Vladan Radovic, che conquista grazie alla fluidità e il movimento delle inquadrature.
Un riuscitissimo ritratto contemporaneo della società attuale dove molte menti brillanti sono state ridotte ai margini della società ad accontentarsi di qualsiasi lavoro pur di sopravvivere, ma al contempo costretti ad abbandonare le proprie speranze e passioni.
Purtroppo da tempo sostengo che la laurea è diventata un handicap per molti ed è sicuramente più conveniente finire in galera visto che oggigiorno nel nostro Belpaese l’intelligenza, la cultura e l’educazione non vengono più considerati un valore aggiunto.


lunedì 17 febbraio 2014

A Carnevale ogni scherzo vale!

Visto che è in arrivo Carnevale e l’Amica di Babette adora cucinare tutti quei deliziosi dolcetti che si è soliti mangiare in quel periodo, è stata felicissima poco tempo fa di rivedere Straziami ma di baci saziami (1968) di Dino Risi (noto regista di alcuni capolavori come Pane, amore e..., Poveri ma belli, Il vedovo, Il sorpasso), perché le ha dato l’opportunità di servirvi la ricetta di uno dei dolci carnevaleschi che più preferisce: le sfrappe.
Nella mia regione, le Marche, le sfrappe sono uno dei più comuni e tipici dolci di Carnevale, ma sono conosciute benissimo in tutta Italia con nomi diversissimi tipo frappe o chiacchiere, che potete trovare in diverse versioni ovvero cosparse di zucchero semolato o a velo, con il miele, il cioccolato oppure inzuppate con l’alchermes (proprio come piacciono a me). 
Giusto due brevi parole per il film come mio solito. Straziami ma di baci saziami è una commedia italo-francese, divertentissima grazie a un magnifico Nino Manfredi con un inconfondibile dialetto ciociaro, una svampita Pamela Tiffin e un Ugo Tognazzi dai capelli rossi posticci in un interpretazione da sordomuto indimenticabile.
Marino (Manfredi) va a Roma e per caso incontra Marisa (Tiffin, doppiata in dialetto marchigiano) e se ne innamora perdutamente. Molte difficoltà ostacoleranno, però, l’amore dei due; in particolare le malelingue che hanno fatto credere a Marino che la sua amata è stata una poco di buono. Marisa fugge e decide di sposare (forse per pietà) il sarto Umberto (Tognazzi). Un giorno, però, i due si rincontrano e il loro amore si riaccende di una tale passione, che decidono di far fuori il marito di lei… Insomma una commedia riuscitissima costellata da innumerevoli gag.
In una scena i tre personaggi si ritrovano a festeggiare il carnevale in una sorta di trattoria/ristorante. La Tiffin è travestita da splendida fata turchina, mentre Manfredi, vestito da improbabile ballerina spagnola e Tognazzi da indiano pellerossa, improviseranno insieme anche diversi passi di danza. Tornando al loro tavolo il cameriere offre loro il dolce e allora Marino/Manfredi gli risponde: "A Carnevale dalla frappa non si scappa!"
Ecco a voi la mia personale versione delle sfrappe!!!


Ingredienti (per 10 persone)
Per l'impasto: 5 uova, farina 00 q.b. (per un impasto abbastanza compatto), 1 cucchiaio raso di zucchero, 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva, 1 cucchiaio di rhum (oppure un liquore a piacere), la buccia grattugiata di 1/2 limone e un pizzico di sale

Per friggere: 1 litro circa di olio di semi di girasole

Per la finitura: alchermes e zucchero semolato

Procedimento
1) Preparare la farina a mo' di fontana e rompere le uova nel mezzo, aggiungendo lo zucchero, l'olio, il limone grattugiato (a piacere), il liquore e il pizzico di sale;
2) Impastare il tutto fino a quando il composto non risulti omogeneo e compatto;
3) Porzionare in piccole parti l'impasto e stenderle con l'aiuto della nonna papera (oppure con il mattarello), fino a portarle allo spessore di 2-3 mm;
4) Tagliare le sfrappe con una rotella dentata o con un semplice coltello per una lunghezza e larghezza variabile a seconda dei gusti (N.B. normalmente uso tagliarle di circa 8x4 cm);
5) Nel frattempo mettere a scaldare dell'olio di semi di girasole (oppure quello che usate normalmente per friggere) e quando sarà arrivato a temperatura, poco alla volta iniziare a buttare le sfrappe in cottura;
6) Dopo averle fatte dorare leggermente, scolarle dall'olio e poggiarle su della carta assorbente;
7) Una volta freddate, disporle a strati su di un vassoio e cospargerle di alchermes e zucchero semolato.

lunedì 10 febbraio 2014

Semplicemente... stupefacente!

L'amica di Babette è tornata finalmente dietro i fornelli con una ricetta davvero magica, tratta dalla commedia romantica Semplicemente irresistibile (titolo originale Simply Irresistible) del 1999 con Sarah Michelle Gellar, Sean Patrick Flanery, Patricia Clarkson e Dylan Baker.
Il film non è assolutamente degno di nota, se non fosse che propone delle ricette strepitose in cui non ho resistito a cimentarmi.
La prima che vi propongo è una mela dal cuore cremoso con decorazioni al caramello. Nel film era molto più scenografica, quindi può sembrare complicata, ma non lo è!
Vi avverto che questa è la mia versione povera... altrimenti dovreste utilizzare una bacca di vaniglia con cui far insaporire il latte per la crema. 


Ingredienti: 3 mele golden gala, 3 uova, 5 cucchiai di zucchero semolato, 2 cucchiai di farina 00, 1 cucchiaio di amido di mais, 500 ml di latte parzialmente scremato, un estratto di vaniglia, acqua e cannella

Procedimento:
1) Montare in un pentolino le uova con 3 cucchiai di zucchero e aggiungere poi la farina, la maizena, la vaniglia e il latte, facendo attenzione a non creare grumi;
2) Cuocere il composto a fuoco basso, girando in continuazione con un cucchiaio, finché non si sarà raddensato e avrà bollito per qualche minuto;
3) In un pentolino sciogliere 2 cucchiai di zucchero con 2 cucchiai di acqua; non appena il caramello avrà raggiunto un color marroncino chiaro, toglierlo dal fuoco e iniziare a decorare a filo su un foglio di carta da forno, creando una sorta di griglia o ragnatela;
4) Dopo aver scavato le mele privandole dei semi (fare attenzione a non tagliare il fondo), riempirle di crema alla vaniglia e poggiarle su una placca da forno, cuocendole per circa 10 minuti a 160°-180° (N.B.: le mele non devono risultare stracotte);
5) Sistemare sul fondo del piatto un po' di crema alla vaniglia, disporre la mela al centro e le decorazioni al caramello intorno, decorando con una spruzzata di cannella in polvere (che ho utilizzato anche per profumare il cappellino della mela).

P.s.: Se volete potete aggiungere come ulteriore decorazione delle fettine sottili di mela, disposte a mo' di ventaglio.

giovedì 6 febbraio 2014

Dallas Buyers Club: semplicemente da vedere!

Il film Dallas Buyers Club è tratto da una storia vera ed è stato magistralmente diretto da Jean-Marc Vallée (noto per C.R.A.Z.Y e The Young Victoria) e interpretato in modo memorabile da Matthew McConaughey, Jared Leto e Jennifer Garner.
Texas (1986) – i dottori diagnosticano a Ron Woodroof (McConaughey) di essere affetto dall'HIV e gli pronosticano solo 30 giorni di vita. Egli, però, decide di non arrendersi tanto facilmente e di cercare un rimedio, che lo porterà a sopravvivere fino al 1992.
Un uomo omofobo, volgare, alcolizzato e tossicodipendente, che, grazie alla malattia, riesce a cambiare rotta nella sua vita. Costretto a rivalutare ogni sua valore e credo, perché da quando tutti pensano che anche lui sia un omosessuale (visto che all'epoca l'HIV era considerata esclusivamente la malattia dei gay), inizia a vedere tutto con occhi diversi.
Ron non si arrende al calvario che lo aspetta e inizia a studiare, perché vuole ricorrere ai ripari e cercare una cura qualsiasi per sfuggire alla morte. Non potendo testare per certo un nuovo farmaco contro i sintomi della malattia, l'AZT, decide di provarlo lo stesso, rubandolo tramite un infermiere in ospedale. Una volta, però, che non riuscirà più ad accedere al medicinale, decide di avvalersi dell'aiuto di un medico in Messico, il quale gli comunica la forte dannosità del farmaco testato sul suo organismo, cominciandolo invece a curare con vitamine e una proteina (peptide T), che sembrano fare il loro effetto. Ecco allora che gli balena in testa l'idea di voler importare e rivendere questi farmaci di contrabbando a quanti ne hanno bisogno, in modo da poter inizialmente lucrare sui malati come lui ma poi donare anche a loro qualche speranza ovvero qualche mese di vita in più. Fonda così il Dallas Buyers Club con il sostegno di un transessuale drogato, Rayon (un Jared Leto strabiliante, tornato a recitare per il grande schermo dopo diversi anni, dedicati per lo più alla sua musica con il gruppo 30 seconds to Mars).
Ron, quindi, si trasforma in paladino di una causa in cui nessun altro voleva credere per paura di contrarre una malattia ancora sconosciuta e che fa scoppiare una tormentata lotta contro l'FDA (Food and Drug Administration), garantista degli interessi delle grandi case farmaceutiche, poiché i suoi farmaci si riveleranno più efficaci di quelli autorizzati per i trial di sperimentazione.
La sua morte non sarà vana, perchè la sua dura lotta contro la malattia e contro le potenti case farmaceutiche ha dato la possibilità di far riconoscere davanti alla legge il diritto di ogni malato di poter tentare trattamenti ancora non riconosciuti.
Strabilia il fatto di come McConaughey sia riuscito a scrollarsi di dosso i soliti ruoli da sex-symbol in filmoni acchiappa-pubblico al botteghino e abbia saputo finalmente dimostrare di essere un attore molto sopra la media. Da sempre sottovalutato per il suo bell'aspetto, è riuscito a imbruttirsi, dimagrendo molti chili e a regalare un'interpretazione indimenticabile e toccante, che gli ha già garantito numerosi riconoscimenti a livello internazionale.
Il film gira quasi completamente intorno al protagonista e forse una maggiore esaltazione avrebbe meritato il personaggio del transessuale di Jared Leto (che ricorda molto i tratti del protagonista di Breakfast on Pluto), il quale regala dei momenti davvero intensi e ironici.
Un film ottimo sotto ogni punto di vista, che ti prende allo stomaco, commuove e garantisce delle interpretazioni da urlo, ma che fa anche riflettere su un problema purtroppo ancora attuale e che, anche se in qualche modo potrebbe sembrar voler strizzare l'occhiolino verso il pubblico, vuol semplicemente raccontare la storia di un uomo comune e dai tratti detestabili, che ha saputo redimersi, scoprendo il suo lato buono dormiente.