martedì 27 maggio 2014

Mai provati i maccheroni al formaggio?

Prima o poi mi sposo (titolo originale The Wedding Planner, 2001) del regista Adam Shankman è la classica commedia romantica americana con l'inevitabile happy-ending.
Mary Fiore (Jennifer Lopez, che per tutto il film sembra aver ingoiato una scopa) è una rigida ma bravissima organizzatrice di matrimoni, che riesce a trasformare qualsiasi cerimonia in un sogno da favola. Anche se sul lavoro sembra una maga e riesce a risolvere qualsiasi situazione con vera maestria e sangue freddo, nella vita privata non è così altrettanto sicura... anzi vive in completa solitudine senza mai concedersi vizi o divertimenti.
Eppure il destino le fa incontrare Steve Edison, un uomo stupendo nonché pediatra (Matthew McConaughey), che salva lei (e la sua scarpa) e si impadronisce del suo cuore, fin quando non scoprirà essere il futuro marito di una sua importante cliente. Che cosa farà? Seguirà il suo cuore o preferirà una promozione sul lavoro?
La ricetta di oggi è tratta in un momento del film in cui Mary è in compagnia di Massimo (Justin Chambers doppiato in modo quasi osceno), un giovane italiano appena arrivato dalla Sicilia e conosciuto ai tempi dell'infanzia, che cerca di conquistarla con uno dei suoi piatti preferiti: i maccheroni al formaggio. I cosiddetti mac 'n' cheese (abbreviazione di macaroni and cheese) sono un semplice ma ipercalorico piatto di pasta, che non può certo definirsi di origini italiane nonostante il nome. In realtà è una tipica ricetta americana, che si può addirittura trovare già pronta in scatola e che, nel corso del tempo, è stata arricchita di ben altri ingredienti come salsiccia, pancetta, cipolla per crearne delle varianti gustosissime... io ho preferito lasciare la ricetta in purezza, anche se ammetto di averla "spogliata" di qualcosa.
Secondo un post di Martha Stewart (una delle donne più potenti d’America, conosciuta sia come conduttrice televisiva che come grande dispensatrice di consigli per  la cucina, il giardinaggio e molte altre cose), fu il presidente americano Thomas Jefferson, innamorato del formaggio e del buon cibo italiano, a convincere un produttore di pasta a creargli questo succulento piatto.
Successivamente i coloni americani tentarono di ricopiare questa ricetta sostituendo la crema al formaggio con una sorta di besciamella, fatta poi gratinare con del burro sopra. Nel 1937 Kraft introdusse sul mercato la sua ricetta di macaroni and cheese, che fu poi copiata e riproposta in molti libri di cucina.
Il formaggio usato per questo piatto così ricco e gustoso dovrebbe essere il Cheddar ovvero il formaggio giallo americano per eccellenza, anche se può essere accompagnato anche da formaggi dal sapore più deciso come il pecorino romano. Per quanto mi riguarda ho optato per un mix di formaggi dal sapore deciso ma a me più congeniale come scamorza affumicata (2/4), asiago (1/4) ed emmental (1/4).


Ingredienti (per 2 persone): 200 g di pasta corta secca (a scelta tra sedanini, tortiglioni o mezze maniche), 150 g di formaggio (scamorza affumicata, asiago ed emmenthal), 1 bicchiere di latte parzialmente scremato, 1 cucchiaio di farina 00, 10 g di burro, 1 cucchiaino di zucchero, sale, pepe nero e noce moscata.

Procedimento:
1) Tagliare a dadini molto piccoli tutti i formaggi;
2) Far sciogliere i burro insieme alla farina, dopodiché aggiungervi un cucchiaino di zucchero, un cucchiaino di sale e il latte;
3) Far raddensare il composto fino a ottenere una cremosa besciamella, alla quale si andrà ad aggiungere poco alla volta il formaggio tagliuzzato;
4) Nel frattempo cuocere la pasta in acqua salata e, non appena avrà raggiunto 3/4 del tempo di cottura, scolarla nel tegame dove è stata ottenuta la crema di formaggio;
5) Tenere il fornello sempre a fuoco molto basso e mescolare bene per far amalgamare il composto alla pasta;
6) Aggiustare la pasta con un pizzico di pepe nero e noce moscata e servire i maccheroni ancora filanti.

giovedì 22 maggio 2014

Crescete e moltiplicatevi!

Molti di voi si chiederanno chi sia Vinko Bresan, eppure questo regista croato è molto conosciuto in patria grazie all’enorme successo riscosso anche col suo ultimo film Padre vostro (ovvero The Priest’s children, anche se i bambini nel titolo inglese non vanno visti unicamente nell’ottica negativa della pedofilia).
Una commedia genuina senza troppe pretese che, attraverso un tono leggero e a tratti satirico, descrive in un modo in apparenza semplicistico questioni e problemi di un certo spessore sociale.
Non viene criticato solo il marcio dietro la Chiesa ma anche molti aspetti culturali e storici che il popolo croato non si è ancora scrollato di dosso dopo i tanti anni già trascorsi dalla fine della guerra.
La sceneggiatura del film ricalca la pièce teatrale dell’amico del regista, Mate Matišic, il cui protagonista è Don Fabijan (Krešimir Mikic), un giovane petrino malcapitato, che, giunto nel piccolo villaggio di un’isola della Dalmazia, non è ben stimato al pari di don Jacov (Zdenko Botic) che vive lì da tanti anni. Riconosce di non avere peculiari qualità, ma tenta in tutti i modi di farsi piacere e di risolvere una situazione a dir poco delicata.
Nonostante sia risaputa da tempo la lotta agli anticoncezionali da parte della Chiesa, padre Fabijan viene messo davanti alla dura verità ovvero che sono proprio questi strumenti di prevenzione dalla trasmissione di malattie sessuali a impedire di far crescere il numero delle nascite.
Il problema viene portato alla sua attenzione durante una singolare confessione di un suo parrocchiano, l’edicolante Petar (Nikša Butijer), accusato dalla moglie di uccidere migliaia di possibili bambini vendendo profilattici agli abitanti dell’isola e agli stranieri d’estate.
Ecco allora che don Fabijan architetta un piano “diabolico”: basterà bucare tutti i preservativi in vendita in modo da eliminare alla radice il problema della drastica diminuzione delle nascite rispetto al crescente numero di morti sull’isola. Al lavoro del prete e dell’amico edicolante si aggiunge poi anche quello del farmacista (razzista e anti-serbo), che rincarerà la dose, vendendo alle sue clienti semplici vitamine al posto della comune pillola anticoncezionale.
Improvvisamente le gravidanze indesiderate crescono a tal punto che la notizia fa il giro del mondo e incomincia ad attirare numerosi turisti sull’isola perché tutti credono che l’aria del posto e l’acqua del mare Adriatico abbiano qualcosa di miracoloso persino contro l’infertilità.
Le conseguenze non saranno solo queste e la situazione pian piano sfuggirà di mano persino a don Fabijan, che in tutti i modi tenterà di riporre rimedio ai numerosi misfatti che si susseguiranno, ma capirà troppo tardi che non si può decidere per la vita degli altri senza inciampare in brutte conseguenze e che la malvagità dell'uomo è infinita.
Alla fine lo spettatore viene spiazzato, perché, abituato a ridere e sorridere delle simpatiche scenette che costellano il film sin dall’inizio, tutto scompare nella dura e cruda realtà affrontata nell’epilogo decisamente malinconico e dal gusto amaro.
Spingendosi attraverso difficili questioni come gli strascichi della guerra fratricida che ha segnato e segna il territorio croato ancora costellato da mine anti-uomo e la pedofilia all’interno della Chiesa cattolica, il regista però lo fa con leggerezza e senza mai puntare il dito contro verità così disarmanti e difficili da cancellare. Sceglie proprio la confessione come strumento per raccontare l’intera vicenda, lasciando sempre i riflettori puntati sullo sguardo e il viso espressivo del protagonista. Anche il taglio della storia segue un andamento adagio ma non troppo lento, dove le immagini sembrano non voler scorrere troppo velocemente per lasciare allo spettatore tutto il tempo di riflettere su quanto appena visto.


martedì 13 maggio 2014

Mai assaggiati i biscotti all'avena?

Oggi niente di impegnativo sul fronte cinematografico! Non è un dramma se non avete mai visto il film da cui è tratta la ricetta odierna. Si tratta della commedia (non certo per famiglie) Bad Teacher - Una cattiva maestra di Jake Kasdan, con Cameron Diaz, Justin Timberlake e Jason Segel.
L’insegnate di una scuola media, Elizabeth Halsey (Diaz), non è certo un buon esempio per i suoi studenti: accanita bevitrice, fumatrice di marijuana e accalappiatrici di uomini ricchi, è una donna sboccata, insensibile e maleducata.
Dopo esser stata lasciata dal suo fidanzato (dietro consiglio della mamma), è costretta a tornare a insegnare, se vuole riuscire a realizzare il suo desiderio: rifarsi il seno di una taglia più grande in modo da conquistare Scott Delacorte, l’ultimo supplente arrivato, carino e facoltoso (Timberlake) ovvero l’esatto opposto di Russell Gettis (Segel), suo spasimante nonché sfigato insegnante di ginnastica.
A parte qualche episodico momento divertente, la sceneggiatura è abbastanza scontata e non brilla di pura ironia bensì di scorrettezze e turpiloqui di basso profilo…
Fatto sta che la ricetta di oggi è tratta dal momento in cui una delle studentesse della Hurley cerca in tutti i modi di fare amicizia con la nuova insegnante, regalandone dei biscotti fatti in casa. Solo quelli all’avena, però, riusciranno a colpire nel segno!
I biscotti ai fiocchi d’avena sono deliziosi e dal gusto molto leggero. Facili da preparare, anche se l’impasto può risultare ostico inizialmente. Buoni da gustare a colazione o come spuntino in compagnia di un buon tè.
Dovete inoltre sapere che l'avena ha un sacco di buone proprietà naturali: il suo elevato contenuto di fibre garantisce un corretto funzionamento dell’intestino e aiuta la digestione; è una fonte di carboidrati che fornisce energia a lungo termine, evitando così insoliti attacchi di fame e, infine, è stato accertato che è ben tollerata anche da chi soffre di celiachia. 


Ingredienti: 300 g di fiocchi d'avena, 125 g zucchero semolato, 100 g burro, 50 gr farina di mandorle, 25 gr mandorle, 1 uovo intero e un tuorlo, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 bustina di lievito e un pizzico di zenzero grattugiato

Preparazione
1) Tritare finemente metà dei fiocchi d'avena insieme alle mandorle;
2) Aggiungevi un pizzico di farina di mandorle insieme al burro leggermente ammorbidito, lo zucchero, il lievito, un uovo intero e un tuorlo, lo zenzero grattugiato (oppure in alternativa della semplice buccia di limone) e un cucchiaino di cannella;
3) Dopo aver amalgamato bene il tutto, aggiungere anche la restante parte dei fiocchi d'avena lasciati al naturale;
4) Ricoprire il composto con della pellicola trasparente e lasciarlo riposare in frigorifero per almeno mezzora;
5) Dopo che l'impasto si sarà indurito, suddividerlo in tante piccole palline e posizionarle su una placca ricoperta da carta da forno;
6) Infornare a 180° per circa 20 minuti fin quando i biscotti non saranno ben dorati.

giovedì 8 maggio 2014

Ecco come una sedia può regalare la felicità!

Mai avrei pensato di potermi divertire così tanto vedendo un piccolo film come La sedia della felicità, l'ultimo girato dal conosciuto e acclamato regista Carlo Mazzacurati, scomparso prematuramente all'età di 57 anni all'inizio di quest’anno.
Un film fuori dagli schemi perché privo di grandi eroi, dove i veri protagonisti sono due persone semplici dalla vita un po' complicata. La bella e intraprendente Bruna, titolare di un centro estetico in preda a pessimi creditori (Isabella Ragonese) e Dino il tatuatore (un Valerio Mastandrea al massimo della sua comicità genuina), che attraverso i tatuaggi riesce a capire nel profondo le persone.
Recandosi in carcere come sempre per fare le unghie a una vecchia signora (una Katia Ricciarelli irriconoscibile nelle vesti “sporche” di una carcerata razzista e sboccata), Bruna assiste alla sua morte; mentre la donna sta per esalare l’ultimo respiro, le rivela un segreto: in una delle sedie del salotto buono della sua vecchia casa aveva nascosto un tesoro inestimabile di gioielli mai trovati dalla polizia.
Bruna pensa che è un’occasione da non perdere per dare una svolta alla sua vita; così anche Dino si ritrova ad aiutarla, visto che la ragazza si è impelagata in un'improbabile caccia al tesoro.
I due impazziscono a cercare tutte le sedie che nel corso del tempo sono state messe sotto sequestro, vendute all’asta e mano a mano passate di proprietario in proprietario: lo spettatore assiste divertito e incuriosito a questa rocambolesca avventura che vede coinvolgere anche qualcun’altro.
Bruna e Dino, infatti, non sono gli unici a sapere delle sedie. Anche il prete della prigione (Giuseppe Battiston) ha saputo del tesoro e ha finito per coinvolgere anche una sensitiva per farsi aiutare a ritrovarle, visto che quelle sedie sono la sua unica salvezza, dopo aver finito per impegnare persino i banchi della chiesa per venire meno a tutti i debiti accumulati a causa della sua dipendenza dal video-poker.
Dopo tanti incontri particolari con soggetti di dubbia natura e animali selvatici come cinghiali e orsi, ma anche dopo innumerevoli colpi di scena che porteranno i protagonisti in luoghi inusitati come ristoranti cinesi improvvisamente deserti, case abitate solo da migliaia di sedie inutilizzate e baite in mezzo alle Dolomiti, almeno nel finale Bruna e Dino sono felici perché scoprono di amarsi… ma se trovano o meno il tesoro non posso svelarvelo!
Mazzacurati è riuscito ampiamente nel suo progetto, regalando ai suoi spettatori un film semplice nella sua lettura ironica e divertente per tutti i siparietti che compongono la sceneggiatura. Il film vanta moltissime (e brevissime) partecipazioni amichevoli tra cui Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Antonio Albanese, Milena Vukotic, Roberto Citran, Raul Cremona, Marco Marzocca e Natalino Balasso.
Consigliato per tutti coloro che credono ancora nelle favole e hanno voglia di estraniarsi un po’ dal tram tram di tutti i giorni, tifando per Bruna e Dino, che, come tanti, desiderano mettersi in gioco per cercare quel pizzico di tranquillità in più… e perché no, anche un po’ di felicità?!


martedì 6 maggio 2014

Il cardinale e la ricetta del coniglio

Tanto è stato detto, tanto è stato scritto e tante sono state le polemiche intorno a La grande bellezza di Paolo Sorrentino, risultato vincitore come miglior film straniero all’86 edizione degli Oscar. Non voglio ripetermi, ma non è un film per tutti i gusti. Qualsiasi film che vinca un premio importante come gli Academy Awards, non significa che sarà bello a tutti i costi. Non si può giudicare la bellezza di una pellicola solo dal numero di premi ricevuti ai festival di maggior rilievo!
Io l’ho trovato poetico e profondo, tanto nella sceneggiatura che nella fotografia. Potrebbe non piacere anche perché rispecchia uno spaccato della società italiana assai verosimile, viste le continue notizie che si leggono nei giornali, ma non per questo bisogna pregiudicare in modo negativo un film che racconta anche molte altre cose e lo fa specialmente con l’ausilio di un magnifico Toni Servillo, coadiuvato dal paesaggio di una Roma struggente, maliziosa, ingannevole e meravigliosa allo stesso tempo.
Non voglio dilungarmi sulla trama, visto che ne avevo già parlato in un post precedente… vorrei concentrami piuttosto su un dettaglio culinario.
In una calda notte romana Jep (Servillo) ospita nel suo magnifico appartamento, con vista mozzafiato, una cena molto formale in onore di una suora, soprannominata "la Santa", che non è di certo abituata a serate galanti di quel tipo, poichè di solito mangia radici e dorme per terra.
Vista l’ospite particolare seduta alla tavola dei vari commensali ci si aspetterebbe finalmente di udire qualche monito di saggezza religiosa proferire dalle labbra del personaggio bizzarro e fastidioso del cardinale (Roberto Herlitzka al centro nella foto) e inceve no… il suo pallino per la cucina ha il sopravvento come sempre e in uno sproloquio viene descritto ogni minuzioso dettaglio per cucinare un perfetto coniglio alla ligure.
Una ricetta tra le più tradizionali e che può certamente testimoniare la buona cucina del nostro Bel Paese. Non potevo, quindi, esimermi dal fare delle ricerche e, grazie all’aiuto di qualche buona conoscenza, ho ottenuto la vera ricetta del coniglio alla ligure (con la specifica esatta che è tipico della Liguria di ponente).


Ingredienti: 1 coniglio (dal peso di circa 1,5 kg), 1 cipolla, 1 carota. 2 spicchi d’aglio, rosmarino, alloro, pinoli, 100 g olive taggiasche, sale, olio extra vergine d’oliva e 1 bicchiere di vino bianco

Procedimento:
1) Tagliare il coniglio in pezzi e, dopo averlo sistemato in una casseruola senza odori, farlo scaldare appena in modo da fargli rilasciare l’acqua, che verrà poi gettata via;
2) Nel frattempo scaldare dell’olio in un tegame e farvi rosolare del soffritto di cipolla e carota, insieme all’aglio, il rosmarino e l’alloro;
3) Aggiungere successivamente anche il coniglio in pezzi, salarlo e farlo ben rosolare prima di aggiungervi un bicchiere di vino bianco;
4) Dopo aver fatto evaporare il vino, lasciar cucinare dolcemente la carne, aggiungendo di tanto in tanto del brodo preparato in precedenza (utilizzando le parti meno nobili come la testa e il fegato);
5) Quasi a termine della cottura aggiungere anche le buonissime olive taggiasche (N.B.: in mancanza ho optato per delle semplici olive nere di casa mia) e una manciata di pinoli.

P.s.: Secondo la tradizione questo piatto di carne succulenta andrebbe accompagnata da un bel bicchiere di Rossese di Dolceacqua!