venerdì 26 giugno 2015

Le barriere non sono sempre ostacoli

Grazie a La Famiglia Belier del regista Eric Lartigau con Karin Viard, François Damiens, uno spassoso Eric Elmosnino e la giovanissima ma talentuosa Louane Emera (scoperta grazie al talent show The Voice), la Francia conferma di saper “sfornare” degli ottimi prodotti all’insegna della semplicità e della leggerezza. Il film ruota appunto attorno alla storia dei Belier, che gestiscono una fattoria e vendono formaggio fresco, ma dove tutti i componenti, tranne la figlia Paula, sono sordomuti e un po’ stravaganti. La sua normalità, però, viene vista dai suoi stessi genitori come un handicap, anche se per loro il suo ruolo è indispensabile nella vita di tutti i giorni per riuscire a comunicare con il resto del mondo (davvero divertente la scena della visita dal dottore).
Paula ha sempre tenuto in gabbia la sua voce e solo per caso, iscrivendosi alle lezioni di coro, incontrerà il professore di musica Fabien Thomasson (Elmosnino) che le farà capire quanto invece sia straordinaria e potrà così spiccare il volo, partecipando a un provino per andare a studiare canto a Parigi.
Ecco però che i problemi comuni a tutti gli adolescenti della stessa età di Paula (come il proprio
corpo che cambia, i primi amori o l’indecisione verso il proprio futuro) si mischiano ai numerosi dubbi legati a quella scelta così importante ovvero crescere lontana dalla sua famiglia per seguire un sogno. Quello stesso sogno che i suoi genitori non sembrano condividere, perché significherebbe anche accettare di allontanarsi da lei e vederla diventare adulta, ma soprattutto non riuscire mai a poter gioire pienamente di quel suo talento perché lontano dal loro “mondo”.
Uno dei momenti più toccanti (a stento si trattengono le lacrime) è la performance all’audizione con la canzone "Je Vole" del cantante neomelodico francese Michel Sardou, quando Paula traduce nella lingua dei segni le potenti parole di una canzone che sembra scritta appositamente per lei. Le sue mani fanno volare nell’aria le parole che danzano insieme a quella musica che i suoi genitori e suo fratello non possono udire ma che grazie ai gesti riescono a prendere vita.
L’unico vero attore sordo nel film è Luca Gelberg (il giovane fratello di Paula), ma il resto degli attori ha dovuto lavorare sodo e allenarsi per poter girare un film interamente con la lingua dei segni. Anche volendo non si avverte affatto quel senso di diversità che ci si potrebbe aspettare, perché la disabilità viene trattata alla pari, semplicemente come dovrebbero fare tutti.
I dialoghi sono frizzanti, emozionanti al punto giusto e divertenti: si incastrano in modo spettacolare grazie a dei tempi comici perfetti coadiuvati dalla mimica facciale pazzesca di tutto il cast.
La Famiglia Belier è una commedia delicata e brillante allo stesso tempo, che scorre benissimo e lascia lo spettatore carico di emozioni, dimostrando che le barriere e gli handicap non possono fermare nessuno se si ama la vita e che la potenza del linguaggio dell’amore è universale e non ha ostacoli.



mercoledì 3 giugno 2015

Se Dio vuole… fa ridere di gusto

Se ridere fa bene alla salute, il regista e sceneggiatore Edoardo Falcone è riuscito nell’impresa. Il suo ultimo film Se Dio vuole è una commedia semplice ma ben scritta e molto ben interpretata da un cast eccezionale: Marco Giallini, Alessandro Gassman, Laura Morante, Ilaria Spada, Edoardo Pesce ed Enrico Oetiker.
Tommaso (Giallini), uomo ateo e liberale nelle sue convinzioni nonché cinico e spietato cardiochirurgo, non riesce come padre di famiglia ad accettare che suo figlio Andrea (Oetiker) voglia abbandonare la facoltà di medicina per diventare prete.
Fingendo di dargli il suo pieno appoggio insieme alla moglie/casalinga disperata (Morante) e la figlia svampita Bianca (Spada), in realtà è deciso a fargli cambiare idea. Tenta quindi di scoprire gli scheletri nell’armadio di Don Pietro (Gassman), il sacerdote dal passato deprecabile che sta guidando suo figlio verso questo cammino o come crede lui che gli abbia fatto il lavaggio del cervello. Aiutato da Gianni, il genero pusillanime (un bravissimo Edoardo Pesce) e da uno strambo detective, tenterà di avvicinare il prete, fingendosi disoccupato e con molti problemi familiari. Peccato che il suo tentativo andrà fallito e scoprirà suo malgrado che questo sacerdote è davvero simpatico e ci sa fare con i giovani proprio grazie alla sua semplicità e a quel tocco di modernità che non guasta per svecchiare l’immagine della Chiesa odierna.
Giallini e Gassman superano se stessi, regalando due interpretazioni davvero divertenti e mai sopra le righe e sostenendo un ritmo serrato di battute e pause quasi teatrali.
Un buon prodotto del cinema italiano contemporaneo, che offre un’analisi leggera del complicato rapporto tra scienza/ragione e fede, ma che riesce a farlo con grande leggerezza, intrattenendo con gusto. Forse leggermente stucchevole nel finale, ma ci sta, perché è bene comunque far capire che non bisogna per forza credere in Dio per capire che esista un’entità superiore a ciascuno di noi o per imparare ad aiutare chi ci sta vicino o chi ne ha bisogno.