Tommaso (Giallini), uomo ateo e liberale nelle sue convinzioni nonché cinico e spietato cardiochirurgo, non riesce come padre di famiglia ad accettare che suo figlio Andrea (Oetiker) voglia abbandonare la facoltà di medicina per diventare prete.
Fingendo di dargli il suo pieno appoggio insieme alla moglie/casalinga disperata (Morante) e la figlia svampita Bianca (Spada), in realtà è deciso a fargli cambiare idea. Tenta quindi di scoprire gli scheletri nell’armadio di Don Pietro (Gassman), il sacerdote dal passato deprecabile che sta guidando suo figlio verso questo cammino o come crede lui che gli abbia fatto il lavaggio del cervello. Aiutato da Gianni, il genero pusillanime (un bravissimo Edoardo Pesce) e da uno strambo detective, tenterà di avvicinare il prete, fingendosi disoccupato e con molti problemi familiari. Peccato che il suo tentativo andrà fallito e scoprirà suo malgrado che questo sacerdote è davvero simpatico e ci sa fare con i giovani proprio grazie alla sua semplicità e a quel tocco di modernità che non guasta per svecchiare l’immagine della Chiesa odierna.
Giallini e Gassman superano se stessi, regalando due interpretazioni davvero divertenti e mai sopra le righe e sostenendo un ritmo serrato di battute e pause quasi teatrali.
Un buon prodotto del cinema italiano contemporaneo, che offre un’analisi leggera del complicato rapporto tra scienza/ragione e fede, ma che riesce a farlo con grande leggerezza, intrattenendo con gusto. Forse leggermente stucchevole nel finale, ma ci sta, perché è bene comunque far capire che non bisogna per forza credere in Dio per capire che esista un’entità superiore a ciascuno di noi o per imparare ad aiutare chi ci sta vicino o chi ne ha bisogno.
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