Dopo le numerose ovazioni e tripudi di applausi ricevuti al Festival di Cannes 2015, ero convinta che Garrone mi avrebbe entusiasmato e colpito con un film visionario e ipnotico come promesso per colpa di un trailer a dir poco bugiardo e traditore.
Eppure ne sono rimasta delusa e quindi il mio parere resta discordante dal profluvio di critiche positive ricevute. Non delude certamente il cast di bravissimi attori (e di forte richiamo) a partire da Salma Hayek, John C. Reilly, Vincent Cassell, Toby Jones, Bebe Cave e alla piccola partecipazione di Alba Rohrwacher.
Tratto dalla raccolta di fiabe più antica d'Europa, Lo cunto de li cunti, di Giambattista Basile, Garrone traspone sul grande schermo tre fiabe diverse che si fondono in una sola storia dal gusto seicentesco.
Tre regni vicini e lontani allo stesso tempo, dove convivono saltimbanchi, cortigiani, principi e principesse, streghe, stregoni e orribili mostri.
Una regina triste e ossessionata dal solo desiderio di avere un figlio, che non soffre per la perdita del marito, morto per regalarle la gioia della maternità grazie al cuore di un drago marino e che è accecata dall’amore morboso per quel figlio che il fato le ha voluto donare.
Un re libertino fissato con la bellezza e la giovinezza delle sue prede, ma che cade nel tranello di due vecchie sorelle.
Una principessa che sognava il grande amore come quello narrato nei grandi romanzi cavallereschi e finisce per essere data in sposa a un orco dal padre indifferente e troppo ottuso per ammettere la realtà dei fatti e la maturità della figlia di scegliere il suo principe.
Tre fiabe di uomini e donne arroganti che diventano mostri crudeli, accecati dalla passione, dall’amore, dalla solitudine, dall’inganno e dalla caducità del proprio corpo.
Il racconto dei racconti è un film d’autore non facile e non per tutti i gusti, che non credo garantirà il successo sperato anche sul mercato internazionale. Come non è facile identificare di che genere si tratti: un fantasy, un film storico-barocco o un horror? In realtà potrebbe addirittura essere un mix di tutti e tre questi generi, tanto diversi tra loro che riescono comunque a convivere nell’opera di Garrone.
Eppure non c’è coesione tra i vari racconti e anche nel finale molti dubbi e questioni restano senza risposta, ma non volutamente visto che il film non ha un finale aperto.
Innegabile il fatto che si tratti di un film folle e visivamente meraviglioso nel suo insieme ma decisamente piatto e debole in diversi punti soprattutto nella parte centrale e in chiusura, nonostante gli sprazzi di comicità regalati dal ruolo del re perverso e sessuomane interpretato da Cassel.
Davvero mirabile la scelta delle meravigliose location naturalistiche disseminate per il nostro bel paese, che senza troppi trucchi o inganni è già di per sé un set da fiaba: il canyon naturale di pietra lavica delle Gole dell’Alcantara in Sicilia; il Castello di Sammezzano in stile moresco nei pressi di Leccio, nel comune di Reggello in provincia di Firenze; il sontuoso Castello di Donnafugata in stile neogotico vicino Ragusa in Sicilia con un magnifico labirinto di pietra; le ripide pareti rocciose di tufo delle Vie Cave tra i comuni di Sovana, Sorano e Pitigliano, in provincia di Grosseto; il Castel del Monte vicino Andria e situato su una collina della catena delle Murge occidentali, che è diventato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO ed è impresso sulle monete italiane da 1 centesimo; il Bosco Monumentale del Sasseto ai piedi del castello di Torre Alfina, nel comune di Acquapendente in provincia di Viterbo; il Castello normanno-svevo di Gioia del Colle, in provincia di Bari e il barocco Palazzo Chigi di Ariccia, in provincia di Roma.
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