Rock the Kasbah è l’ultimo film diretto dal regista Barry Levinson (lontano anni luce da quando vinse il premio Oscar per Rain Man o dirigeva film davvero buoni come Good mornign, Vietnam!, Rivelazioni, Sleepers o Bandits) che vede come protagonista assoluto Bill Murray in compagni di altri grandi interpreti come Bruce Willis, Kate Hudson
e Zooey Deshanel.
Richie Lanz (Murray) è un assurdo manager
musicale, un po’ mascalzone ma decisamente adorabile, convinto di poter far
sfondare la sua unica cantante, Ronnie (Deshanel), con una serie di concerti
per le truppe americane stanziate in Afghanistan.
Considerato il disperato scenario di
guerra in cui è stata trascinata, la sua cantante (nemmeno così dotata vocalmente come lui vorrebbe far credere) lo abbandona su due piedi e se ne ritorna immediatamente in America. Richie, senza soldi e documenti, dovrà ideare qualche stratagemma per uscire dal paese. Ecco però che il destino gli fa
incontrare per caso Salima, una bellissima ragazza di etnia pashtun dotata di una voce straordinaria.
Decide di farla partecipare allo show Afghan
Star, nonostante ciò significhi sfidare la sua cultura e la sua famiglia,
dato che alle ragazze del villaggio sia proibito cantare (un reato punibile con
la morte).
Il film, infatti, si ispira al reale
fatto di cronaca che vede protagonista la giovane Latifa Azizi, che nel 2013, prendendo parte a un programma musicale, vince il primo premio
grazie alla sua voce, a costo della sua libertà e della sua vita.
Bill Murray non delude certamente ma
ne esce poco valorizzato visto che il film ristagna tutto il tempo e non sembra
mai decollare: Levinson ha messo troppa carne al fuoco senza sfruttare al
meglio gli strumenti a sua disposizione. La comicità del protagonista non
sembra amalgamarsi alla perfezione con gli scenari e i contesti più drammatici di
quei territori dilaniati dalle guerre e dalle lotte interne, raccontati in modo
velato o forse troppo sommario nel film.
La storia di per sé sarebbe stata
anche interessante ma di certo la sceneggiatura, alquanto confusa e con un finale
lasciato a metà, non ha saputo renderla al meglio: troppi personaggi lasciano
lo schermo senza una vera uscita di scena e i pochi che restano non sono
descritti a tutto tondo come dovutamente richiesto da un attento spettatore (per
esempio il mercenario dal cuore tenero interpretato da un Bruce Willis non al
meglio delle sue possibilità e la prostituta della seducente Kate Hudson).
P.s.: Una curiosità riguardo al titolo che si riferisce all'omonima canzone dei Clash, ma che in realtà non compare nemmeno all'interno della (bellissima) colonna sonora del film.
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