venerdì 18 gennaio 2013

Un atlante di emozioni

Ammetto che mesi fa quando avevo visto il trailer originale di Cloud Atlas ne ero rimasta incuriosita, ma allo stesso tempo ero alquanto scettica... ma ora che ho visto il film, mi sono del tutto ricreduta.
Tratto dall’omonimo romanzo di David Mitchell, il film racconta in un intreccio narrativo sbalorditivo sei storie diverse, creando dei collegamenti inaspettati tra tutte loro nel corso dei secoli dei secoli.
Passato, presente e futuro sono quasi inesplicabilmente collegati tra loro e le azioni di ogni singolo uomo come una piccola gentilezza o un grave sgarbo possono cambiare in maniera decisiva il destino degli altri. Il film non tenta di spiegare il significato della vita o della morte e per quanto mi riguarda non parla tanto meno di reincarnazione (anche se in qualche modo i personaggi sembrano mantenere dei ricordi delle vite trascorse), ma più semplicemente analizza la potenza dell’amore sotto ogni sua sfaccettatura. L’amore per i propri cari, l’amore “fulmineo” per uno sconosciuto, l’amore per un altro uomo o donna, l’amore per la musica e la scrittura come la più grande forma di libertà di espressione ma soprattutto l’amore e la sete di verità.
È un film molto lungo? Sì, dura quasi tre ore, ma scivolano via che è un piacere.
È una storia semplice da raccontare? No, ma per questo motivo va visto per assaporare in pieno la delicatezza delle storie di ciascun personaggio, senza tener conto dell’epoca in cui è narrata. Si inizia dai primi del 1800 con le avventure di Adam Ewing (Jim Sturgess) annotate in un diario, il quale sarà poi ritrovato da Robert Frobisher (Ben Whishaw), un compositore omosessuale degli anni Trenta. Si passa agli anni Settanta con la giornalista Luisa Re (Halle Berry), che indaga sulle irregolarità dietro un progetto di una grande multinazionale e si arriva poi ai giorni d’oggi con Timothy Cavendish (uno spettacolare Jim Broadbent), un piccolo editore alle prese con problemi di liquidità e un fratello “vendicativo”. Per poi finire con la storia di Sonmi-451 (Donna Bae), un clone di un futuro non molto lontano e quella di Zachry (Tom Hanks), che è voce narrante di tutto il film e vive in un mondo di un periodo lontano, tornato alle antiche origini (circa 100 anni dopo che la città di Neo Seoul è stata risucchiata sotto l’acqua).
È una storia tanto intrecciata? Sì, ma posso assicurarvi che è pura poesia per gli occhi vista la cura e la potenza delle immagini, supportate da una straordinaria colonna sonora.
I tre registi, Andy e Lana Wachowski (conosciuti per la trilogia cinematografica di Matrix) e Tom Tykwer (Lola corre e Profumo – Storia di un assassino), non si sono fatti mancare nulla e hanno messo a lavoro un ensemble di attori senza uguali (messi in ordine secondo il mio personalissimo metro di giudizio di bravura): Jim Broadbent, Ben Whishaw, Tom Hanks, Jim Sturgess, Halle Berry, Doona Bae, James D’Arcy, Hugo Weaving, Susan Sarandon, Hugh Grant e molti altri ancora.



P.s.: È stato divertente cercare durante tutto il film di capire quali fossero gli attori nascosti dietro i vari personaggi truccati con una grandissima maestria! Non ci sono ostacoli di razza o di sesso e solo per fare un esempio… è a dir poco magnifica Halle Berry nelle vesti di Jocasta, una donna bianca ebrea.

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