Viste le votazioni inconcludenti di questi giorni per nominare il nuovo presidente della Repubblica Italiana, il nuovo film di Riccardo Milani, Benvenuto Presidente!, racconta infatti di come i politici del nostro bel paese non riescano a mettersi d'accordo nemmeno su una questione di tale portata, di quanto marcio ci sia in Parlamento e di come tutti gli italiani si siano stancati di certi atteggiamenti.
Ai limiti della parodia nel film viene eletto proprio Giuseppe Garibaldi (non meravigliatevi visto che ieri come voto di protesta sono state nominate persino Valeria Marini e Veronica Lario). Può sembrare una buffonata ma non lo è, visto che in Italia sono eleggibili tutti coloro che hanno più di cinquant'anni, non hanno pendenze penali e risultino cittadini italiani... beh, ecco che esiste davvero un Garibaldi, chiamato affettuosamente Peppino. Un bibliotecario precario con il pallino della pesca di trote, che vive in un piccolissimo paese di montagna, ma che all'improvviso si ritrova a ricoprire la prima e più importante carica dello Stato.
Invitato dagli esponenti di centro, destra e sinistra a rinunciare al suo mandato, al momento di pronunciare il suo discorso, decide di avventurarsi al cambiamento di un paese che lui stesso non riconosce più.
Sono assicurate moltissime risate e gag mai troppo volgari grazie alla comicità naturale del presidente Claudio Bisio, accompagnato da un ensemble di attori di spessore come Kasia Smutniak (nei panni di Janis Clementi, vice-segretario della Presidenza della Repubblica, che tenta di far seguire il protocollo al povero Peppino), Remo Girone (quasi invisibile), Beppe Fiorello, Cesare Bocci, Massimo Popolizio, il malefico Gianni Cavina con l'occhio di vetro, Omero Antonutti (il segretario generale dal cuore debole), Piera Degli Esposti (in un brevissimo cameo), Patrizio Rispo e Franco Ravera.
Peccato il finale un po' scadente che non riesce a mantenere il ritmo iniziale di questa pellicola che va comunque a confrontarsi con le ottime commedie degli ultimi tempi, strizzando molto l'occhio a quel senso di responsabilità civile, di cui noi, italiani, sembriamo essere un po' sprovvisti.
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