mercoledì 22 aprile 2015

Whiplash: la sanguinosa strada per il successo

Ero certa che fosse un buon film, ma non credevo che mi stregasse a tal punto. Non voglio esagerare, ma Whiplash è davvero una rivelazione: uno dei migliori film musicali dell’ultimo decennio, che riesce comunque ad andare al di là della musica. Il giovanissimo regista Damien Chazelle ha tutte le carte in regola per diventare un grande cineasta. L'attenzione per i dettagli e per il ritmo è ben visibile nel montaggio e nella fotografia, a dir poco stupendi. Straordinaria anche l'interpretazione di Miles Teller, ma J.K. Simmons è semplicemente IMMENSO.
Andrew (Teller), ragazzo asociale, egocentrico ed eccentrico, frequenta il primo anno alla Shaffer, una delle più prestigiose scuole di musica di New York, custodendo il sogno di diventare il migliore batterista del panorama jazzistico del suo tempo. Un grande talento, anche se ancora acerbo, ma con una grande forza e dedizione per la musica. Scoperto per caso dal duro e inflessibile professor Fletcher (Simmons), viene scelto come batterista di riserva nella sua orchestra. I suoi nervi, però, verranno messi a dura prova dalle scorrettezze e dalla brutalità dimostrata dal suo maestro: oggetti scagliati contro, prove alienanti all’estremo delle forze, esercizi massacranti e umiliazioni continue. Full Metal Jacket solo per i suoi modi brutalizzanti o per il riutilizzo del famoso pseudonimo “Palla di lardo” con uno dei suoi allievi.
Temuto da tutti per il suo modo di insegnare poco ortodosso, Andrew cercherà di dimostrargli di essere perfetto a tutti i costi, a furia di sangue e sudore versati. Fin quando la sofferenza psicologica rischia di soffocare quella fisica, portandolo a dire basta e ad abbandonare il suo sogno. Eppure, facendo leva proprio sul concetto di disdegno verso coloro che accettano di condurre una vita all’insegna della mediocrità che la società odierna sembra tanto apprezzare, si apriranno sul finale diversi e imprevedibili colpi di scena, regalando un formidabile assolo musicale da vero e proprio genio artistico. Sarebbe banalizzante ridurre il personaggio di Fletcher alla nuova versione del sergente istruttore Hartman di
Simmons fa molto di più. È un magnifico cattivo come non se ne vedeva da tanto tempo, a cui sono regalate le battute più belle e significative e che, con le sue mani e il suo sguardo magnetico, è capace di controllare il tempo e il ritmo travolgente, non solo della musica ma anche di ogni scena e azione.
Sicuramente la bravura di Simmons mette in secondo piano il protagonista, emblema di quei giovani che credono nei propri sogni e che sono pronti a sacrificare ogni cosa pur di riuscirci. La forza di volontà è il tema centrale di Whiplash e, anche se si rischia di restare soli, il film osanna senza remore la passione, la serietà e quel minimo di pazzia che bisogna avere nella vita per raggiungere un obiettivo. Nessun buonismo. Nessuna pacca sulla spalla. Nessuno che dice le agognate e fatali parole: “bel lavoro”.
Un film certamente non commerciale, ma che ha meritato ogni singolo riconoscimento vinto grazie alla regia asciutta e sicura di Chazelle, che non lascia al caso nessuna inquadratura. Un utilizzo perfetto dei rallenti e dei primissimi piani che creano un grande pathos grazie sia al ritmo cadenzato da una straordinaria precisione del montaggio che alla coraggiosa scelta di usare la musica jazz, un genere poco conosciuto e amato dal grande pubblico, ma che rende la colonna sonora pazzesca e assolutamente da riascoltare.


P.S.: Il film prende il titolo dall’omonimo pezzo suonato dal sassofonista jazz Hank Levy.

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