Amour è un film di una bellezza disarmante, delicato, senza fronzoli e inutili orpelli romanticisti che punta dritto al cuore di ogni spettatore e che si può definire come un vero e proprio inno all'amore.
L'amore tra Georges (Jean-Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva), due teneri ottantenni, insegnanti di musica in pensione, ancora molto innamorati dopo tanti anni di matrimonio, che conducono una vita modesta, fatta di piccole cose come letture e concerti. Le loro vite, però, sono all'improvviso sconvolte da un terribile e inaspettato ictus che colpisce Anne, paralizzando anche la vita del fedele marito che le resterà sempre accanto.
Ha inizio un vero e proprio calvario per Anne, costretta sulla sedia a rotelle con la parte destra del corpo paralizzata, ma Georges decide di non abbandonarla in una casa di cura per anziani e le promette di starle vicino e manterrà la sua promessa anche quando le condizioni della moglie peggioreranno a causa di una ricaduta della malattia. Fino alla fine Georges non vuole smettere di lottare per la sua dolce ma ormai irriconoscibile Anne, sopportando con grande forza e determinazione tutte le conseguenze di quella terribile malattia degenerativa, che, giorno dopo giorno, la sta consumando lentamente nel corpo e nello spirito.
Anche la loro figlia Eva (Isabelle Huppert) è quasi una comparsa nelle loro vite, visto che, sempre molto impegnata, difficilmente trova tempo per andare a trovare i suoi genitori, anche dopo l'aggravarsi della salute della madre. Vivendo a Londra e lavorando come musicista in tutto il mondo, è lontana anche emotivamente da quanto sta succedendo alla madre, ormai prigioniera nel proprio corpo. Il rapporto con il padre è quasi inesistente e non riesce a capire dove trovi la forza di continuare ad accudire l'ombra che resta della donna di cui è ancora tanto innamorato.
Sin dall'inizio della malattia la paura più grande per Anne non è tanto quella di poter morire ma di non poter vivere con dignità e di non avere più il controllo del proprio corpo, rimanendo un peso per gli altri. Quando anche Georges lo capirà, lo spettatore resterà con un nodo in gola nell'assistere all'estrema poeticità del finale.
Il film porta la firma di Michael Haneke ed è risultato meritevolmente il vincitore della Palma d'oro del 65° Festival del Cinema di Cannes. Questo regista ha un modo tutto particolare e rigoroso di presentare ogni scena, premiando delle inquadrature molto lunghe e potenti, quasi dei fermi-immagine, che tendenzialmente potrebbero anche stancare vista l'abbondanza di silenzi in alcuni momenti, ma la dolcezza e la tristezza evocate in questa pellicola così struggente raramente riescono a non far tenere incollato lo sguardo allo schermo.
Racconta con maestria come la vita non è mai semplice e a volte è anche un po' carogna, perché ti mette in ginocchio decidendo di farti invecchiare in un modo così orribile, intrappolando te e i tuoi cari in una voragine fatta solo di sofferenze inconsolabili. La malattia cambia anche i più piccoli gesti di una semplice esistenza: l'andare in bagno, pettinarsi, vestirsi, allacciarsi le scarpe o leggere un libro. Finisce poi per inghiottire e trasformare anche la propria casa, trasformata ormai in una sorta di “discarica” di medicine e pannoloni.
Per chi conosce già questo regista sa quanto sia difficile guardare i suoi film con calma e freddezza, senza restarne “dilaniati”... come esempio basta e avanza Funny Games (2007) con Naomi Watts, Tim Roth e Michael Pitt. Con questa pellicola, però, Haneke riesce a trattare il tema dell'amore e della vecchiaia con grande garbo e oggettività, presentando anche gli aspetti più dolenti della senilità, a cui, per chi ha assaggiato la malattia di un proprio caro, non riesce a restarne del tutto impassibile, in quanto sono capaci di riaccendere tanti di quei ricordi da farti scoppiare il cuore.
P.s.: Davvero particolare nella scena iniziale ritrovarsi come in uno specchio di fronte agli spettatori del Teatro degli Champs-Élysées di Parigi, dove Georges e Anne sono andati per assistere a un concerto di un ex allievo. Questa è anche l'unica ripresa esterna del film che non si svolge dentro all'appartamento parigino dell'anziana coppia.
L'amore tra Georges (Jean-Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva), due teneri ottantenni, insegnanti di musica in pensione, ancora molto innamorati dopo tanti anni di matrimonio, che conducono una vita modesta, fatta di piccole cose come letture e concerti. Le loro vite, però, sono all'improvviso sconvolte da un terribile e inaspettato ictus che colpisce Anne, paralizzando anche la vita del fedele marito che le resterà sempre accanto.
Ha inizio un vero e proprio calvario per Anne, costretta sulla sedia a rotelle con la parte destra del corpo paralizzata, ma Georges decide di non abbandonarla in una casa di cura per anziani e le promette di starle vicino e manterrà la sua promessa anche quando le condizioni della moglie peggioreranno a causa di una ricaduta della malattia. Fino alla fine Georges non vuole smettere di lottare per la sua dolce ma ormai irriconoscibile Anne, sopportando con grande forza e determinazione tutte le conseguenze di quella terribile malattia degenerativa, che, giorno dopo giorno, la sta consumando lentamente nel corpo e nello spirito.
Anche la loro figlia Eva (Isabelle Huppert) è quasi una comparsa nelle loro vite, visto che, sempre molto impegnata, difficilmente trova tempo per andare a trovare i suoi genitori, anche dopo l'aggravarsi della salute della madre. Vivendo a Londra e lavorando come musicista in tutto il mondo, è lontana anche emotivamente da quanto sta succedendo alla madre, ormai prigioniera nel proprio corpo. Il rapporto con il padre è quasi inesistente e non riesce a capire dove trovi la forza di continuare ad accudire l'ombra che resta della donna di cui è ancora tanto innamorato.
Sin dall'inizio della malattia la paura più grande per Anne non è tanto quella di poter morire ma di non poter vivere con dignità e di non avere più il controllo del proprio corpo, rimanendo un peso per gli altri. Quando anche Georges lo capirà, lo spettatore resterà con un nodo in gola nell'assistere all'estrema poeticità del finale.
Il film porta la firma di Michael Haneke ed è risultato meritevolmente il vincitore della Palma d'oro del 65° Festival del Cinema di Cannes. Questo regista ha un modo tutto particolare e rigoroso di presentare ogni scena, premiando delle inquadrature molto lunghe e potenti, quasi dei fermi-immagine, che tendenzialmente potrebbero anche stancare vista l'abbondanza di silenzi in alcuni momenti, ma la dolcezza e la tristezza evocate in questa pellicola così struggente raramente riescono a non far tenere incollato lo sguardo allo schermo.
Racconta con maestria come la vita non è mai semplice e a volte è anche un po' carogna, perché ti mette in ginocchio decidendo di farti invecchiare in un modo così orribile, intrappolando te e i tuoi cari in una voragine fatta solo di sofferenze inconsolabili. La malattia cambia anche i più piccoli gesti di una semplice esistenza: l'andare in bagno, pettinarsi, vestirsi, allacciarsi le scarpe o leggere un libro. Finisce poi per inghiottire e trasformare anche la propria casa, trasformata ormai in una sorta di “discarica” di medicine e pannoloni.
Per chi conosce già questo regista sa quanto sia difficile guardare i suoi film con calma e freddezza, senza restarne “dilaniati”... come esempio basta e avanza Funny Games (2007) con Naomi Watts, Tim Roth e Michael Pitt. Con questa pellicola, però, Haneke riesce a trattare il tema dell'amore e della vecchiaia con grande garbo e oggettività, presentando anche gli aspetti più dolenti della senilità, a cui, per chi ha assaggiato la malattia di un proprio caro, non riesce a restarne del tutto impassibile, in quanto sono capaci di riaccendere tanti di quei ricordi da farti scoppiare il cuore.
P.s.: Davvero particolare nella scena iniziale ritrovarsi come in uno specchio di fronte agli spettatori del Teatro degli Champs-Élysées di Parigi, dove Georges e Anne sono andati per assistere a un concerto di un ex allievo. Questa è anche l'unica ripresa esterna del film che non si svolge dentro all'appartamento parigino dell'anziana coppia.
Nessun commento:
Posta un commento