Se qualcuno non avesse avuto la fortuna di inciampare in questo piccolo ma delicato capolavoro, deve assolutamente correre ai ripari e cercare di rimediare quanto prima!!!
Si tratta di Viva la libertà di Roberto Andò, noto regista teatrale, cinematografico nonché sceneggiatore e scrittore, che ha saputo sfruttare al meglio un magnifico Toni Servillo, il quale, con una maestria indimenticabile, è riuscito a lasciar senza parole con la sua duplice maschera.
Enrico Oliveri (Servillo) è il
segretario del principale partito di sinistra all'opposizione, che, dopo esser
stato contestato pesantemente e risulta indietro in tutti i sondaggi politici,
decide di darsi alla macchia e rifugiarsi a Parigi nella casa di una sua amante
del passato, Danielle (un'opaca ma efficace Valeria Bruni Tedesci ovvero la sorella dell'ex-premiere dame Carla Bruni) che ormai si è rifatta una vita,
sposandosi un regista affermato con il quale ha avuto anche una bambina.
Nel frattempo l’assistente di Olivieri, Andrea Bottini (un impacciato, simpaticissimo e bravo come sempre Valerio Mastandrea), non sapendo come rintracciarlo, chiede aiuto alla moglie Anna, che, perplessa quanto lui, gli suggerisce di contattare il fratello gemello, Giovanni Ernani, un genio e filosofo davvero simpatico ma anche molto pazzo. Sin da bambino riusciva a impersonare perfettamente suo fratello senza che nessuno se ne accorgesse e quindi perché non continuare a divertirsi? Il bello arriva proprio qui.
Nel frattempo l’assistente di Olivieri, Andrea Bottini (un impacciato, simpaticissimo e bravo come sempre Valerio Mastandrea), non sapendo come rintracciarlo, chiede aiuto alla moglie Anna, che, perplessa quanto lui, gli suggerisce di contattare il fratello gemello, Giovanni Ernani, un genio e filosofo davvero simpatico ma anche molto pazzo. Sin da bambino riusciva a impersonare perfettamente suo fratello senza che nessuno se ne accorgesse e quindi perché non continuare a divertirsi? Il bello arriva proprio qui.
Mentre il vero Oliveri sta
cercando di trovare se stesso in Francia, l’altro riesce a conquistare le folle
e a riportare in alto l’indice di gradimento di tutti quegli elettori di
sinistra ormai scoraggiati.
Meravigliosa la scena in cui
decide di usare le parole di Brecht (riprese da “Lode
del dubbio”) per colpire la moltitudine di persone che ha di fronte… è
stato così bello che ve lo ripropongo qui di seguito:
«Per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d'ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più
nessuno e da nessuno compresi?
O dobbiamo sperare soltanto
in un colpo di fortuna?»
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
Se tutti i nostri politici
avessero ancora in cuor loro un amore così forte per il senso di quella
politica con la P
maiuscola, forse non ci ritroveremo in questo stato pietoso.
Un film delizioso sull’ipocrisia
dei politici italiani e sulla voglia di un popolo di poter ancora credere in
qualcuno da votare per garantire una vera guida a un paese in chiara deriva.
Vi avverto che la conclusione
lascia molti dubbi, ma per una volta sono contenta di un finale “aperto”!
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