mercoledì 26 giugno 2013

Ecco una torta davvero mirtillosa!

Ancora ricordo la sera in cui trascinai la mia cara amica "Jo" in un piccolo cinema indipendente tedesco a sorbirsi in lingua originale (con sottotitoli in tedesco) Un bacio romantico (My Blueberry Nights, 2007) del meraviglioso regista Wong Kar-Wai (che per la prima volta dirigeva un film in inglese).
Ne rimasi entusiasta non tanto per la storia un po' romanzata, ma per la raffinata estetica della fotografia, la meravigliosa colonna sonora e le scelte registiche molto belle e azzeccate che ci si può aspettare solo da uno come Kar-Wai, considerato uno dei grandi maestri del cinema cinese (basta citare due capolavori come In the Mood for Love oppure la sezione "La mano" nel film Eros).
Una sera Elizabeth (Norah Jones, per la prima volta prestatasi alla recitazione cinematografica nelle vesti da protagonista) scopre di esser stata tradita dal suo fidanzato e, dopo che i due si sono lasciati, lei troverà in Jeremy (Jude Law), il proprietario di un piccolo caffè newyorkese, un ottimo confidente per le sue pene d’amore. Eppure lei decide di scappare dalla Grande Mela per ritrovare se stessa e intraprende un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti, che le permetterà di incrociare sulla sua strada personaggi di ogni genere come un poliziotto alcolizzato (David Strathairn), abbandonato dalla moglie (Rachel Weisz) di cui è ancora innamorato e un’incallita giocatrice d’azzardo (Natalie Portman). Ognuno è posseduto dai propri tormenti interiori e da storie assurde, che daranno una mano a “Liz” per capire meglio chi lei sia e cosa le manca davvero.
Un viaggio interiore dolceamaro fatto di tante emozioni diverse alla ricerca del proprio io attraverso gli angoli più nascosti della propria anima e spesso anche attraverso l’immagine che gli altri hanno di noi.
Ma forse vi chiederete cosa c’entrano i mirtilli nel titolo originale (visto che quello italiano è stato completamente modificato come al solito)?
Alla fine di ogni serata nel locale di Jeremy viene fatto il bilancio delle torte: della cheesecake e della torta di mele non resta nulla, della mousse di pesche e della torta al cioccolato rimangono solo alcune fette, ma la meravigliosa torta di mirtilli è intatta... perché mai? Perché nessuno desidera una torta tanto bella e buona? Forse perché bisogna trovare chi la sappia apprezzare davvero.
Ecco quindi la mia personalissima ricetta della torta di mirtilli, fatta con la mia particolare "pasta frolla" all'olio.

Ingredienti: 5 uova, 1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva, 1 bicchiere di zucchero, 1/2 kg di farina 00, 1 bustina di lievito, 1 cucchiaino di sambuca, 1 confezione di marmellata di mirtilli e zucchero di canna

Procedimento:
1) Fare una fontana con la farina e posizionarvi nel centro le uova, lo zucchero, l'olio, il lievito e la sambuca;
2) Dopo aver amalgamato bene tutti gli ingredienti, stendere metà dell'impasto e foderare il fondo di un tegame di 32 cm di diametro;
3) Mettere nel forno già caldo e far cuocere per almeno 20 minuti a 180°;
4) Appena la pasta risulterà colorata, togliere dal forno e aggiungere la marmellata;
5) Dopo aver chiuso con l'altro disco di pasta frolla rimasta, rimettere in forno per altri 20 minuti alla stessa temperatura;
6) Servire ciascuna fetta in accompagnamento a due palline di gelato alla vaniglia.


P.s.: Per dare un tocco di croccantezza ho aggiunto dello zucchero di canna in superficie e lasciato caramellare per qualche minuto.

lunedì 17 giugno 2013

I peccati di gola di Vatel

http://images.movieplayer.it/2003/03/23/la-locandina-di-vatel-8147.jpgLa dolce ricetta di oggi è presa dal meraviglioso film Vatel (2000) diretto da Roland Joffé, che narra la vera storia del cuoco e maestro cerimoniere François Vatel (Gérard Depardieu), il quale nel 1671 si occupò di organizzare alla perfezione i tre giorni di permanenza del Re Sole alla corte del suo padrone, il Principe di Condé. Manicaretti impreziositi da pietanze tanto squisite quanto belle e spettacoli pirotecnici come non se ne erano mai visti misero in evidenza le capacità culinarie e organizzative di Vatel a tal punto che il Re lo voleva con sè a Versailles.
S'innamorò della donna sbagliata ovvero la dama di compagnia della Regina, Anne de Montausier (Uma Thurman) e si rese conto di essere legato quanto lei al volere dei più potenti all'interno della corte.
Non voglio svelare il finale drammatico del film anche se la storia è ben nota. Non è uno dei film migliori di Joffé (Mission tanto per citarne uno), ma vale la pena guardarlo solo per le meraviglie culinarie che vengono cucinate e per le acrobazie scenografiche ingegnate.
Ma ora veniamo alla ricetta...
Una delle creazioni più celebre di questo cuoco sopraffino fu proprio la crema chantilly. Differendo leggermente dalla storia vera, secondo il film, in carenza di uova fresche, Vatel inventò questa crema con la semplice combinazione di panna fresca montata a mano all'interno di una ciotola di rame con l'aggiunta di zucchero a velo e l'aroma di vaniglia.
Per anni avevo creduto ingenuamente che la crema chantilly classica fosse un mix perfetto di due terzi di panna montata e un terzo di crema pasticcera... e invece no! Miei cari, quella è la crema diplomatica!!!
Quella che ho deciso di preparare oggi è la cosiddetta crema chantilly all'italiana: è leggermente diversa e viene preparata unendo la panna montata alla crema pasticcera in eguali quantità.
La crema chantilly all'italiana è buona sia da gustare da sola o da utilizzare per la preparazione di dolci prelibati.


Ingredienti: 3 uova, 500 ml di latte parzialmente scremato, 3 cucchiai di zucchero, 2 cucchiai di farina 00, 1 scorza di limone, una bustina di vanillina (oppure un baccello di vaniglia), 1 cucchiaio di zucchero a velo e 250 ml di panna fresca

Procedimento:
1) Sbattere energicamente le uova in un pentolino con lo zucchero e la farina e, dopo aver aggiunto a filo anche il latte e la scorzetta del limone, porre il composto sul fuoco e far cuocere per almeno 10 minuti (N.B.: mescolare continuamente e, una volta raggiunto il bollore, la crema sarà cotta se si staccherà facilmente dal fondo del tegame utilizzato);
2) Dopo aver terminato di preparare la crema pasticcera, lasciatela raffreddare e iniziate a montare la panna montata con l'aiuto del frullino elettrico;
3) Aggiungere poi lo zucchero a velo e la vanillina con un setaccio e, non appena la crema pasticcera si sarà ben raffreddatata, incorporate dolcemente i due composti con un movimento dal basso verso l’alto, affinchè la panna non si smonti;
4) Lasciare riposare in frigorifero la crema ottenuta per almeno mezzora;
5) Sul fondo di una coppa o un bicchiere particolare adagiate della composta di fragole* oppure le fragoline tagliate a pezzettini e poi la crema chantilly, guarnendo in superficie con dei biscotti e succo di fragola oppure delle fragoline fresche tagliate a ventaglio o a spicchietti.

P.s.*:  Di solito la composta di fragole che preparo è a dir poco espressa. Tagliate a pezzettini 200 gr di fragole mondate con cura e riponetele in un pentolino con un bicchiere d'acqua e 1 cucchiaio di zucchero (se preferite, potete anche aggiungerne 2). Lasciatele cuocere finchè l'acqua non sarà evaporata e lo zucchero non si sarà ben caramellato. E' ottima con le crêpe oppure da mangiare a colazione al posto della solita marmellata. Approfittatene d'estate con la frutta freasca di stagione!

mercoledì 12 giugno 2013

Quant'è amaro questo Miele?

http://data.kataweb.it/kpm2cinx/field/image/tcimage/429203Miele è l'opera prima dell'attrice Valerio Golino, approdata al di là della macchina da presa con una storia difficile su un tema delicato quale il suicidio assistito. Ignara delle piccole o grandi sfumature che contraddistinguono tale pratica dall'eutanasia, sono andata a spulciare qua e là delle informazioni. Ho scoperto, anche grazie al film, che si parla di suicidio assistito quando si tratta di aiutare un malato che ha scelto di morire tramite suicidio; l'atto finale di togliersi la vita, però, è compiuto interamente dal soggetto, il quale si somministra da solo i medicinali necessari, in modo così da non lasciare tracce e coinvolgere terze persone.
Miele è anche il nome in codice usato da Irene (una superlativa e bellissima nel suo genere Jamine Trinca), una giovane ragazza che da quasi tre anni si dedica ad aiutare clandestinamente i malati terminali a morire. Lei ci crede molto in quel che fa e lo considera un lavoro a tutti gli effetti (viene pagata sottobanco e profumatamente). Peccato che arriverà l'ingegnere Carlo Grimaldi (un magistrale Carlo Cecchi) a scombinare il suo mondo in precario equilibrio. Un anziano signore che, depresso, ha bisogno di qualcosa per farla finita senza troppi clamori. A causa di domande non fatte, Miele dà per scontato che lui sia molto malato come tutti gli altri che ha già aiutato in precedenza, ma, non appena scoprirà il contrario, tra i due nasceranno diversi scontri verbali.
Lei gli rinfaccia di non essere un sicario, ma che aiuta a morire solo chi è veramente malato. E lui non lo è? Affranto o più che altro annoiato dalla vita che è costretto a vivere nella sua profonda solitudine e circondato da persone inette e facenti parte di una società squallida e vuota. Miele vorrebbe salvarlo, perché in fondo lei rincorre la vita e la speranza che le persone ritornino sui loro passi e decidano di non uccidersi.
L'importanza della musica in questo film è fondamentale non solo per il significato che racchiudono le singole canzoni ma anche di come queste siano la colonna sonora d'accompagnamento nell'ultimo viaggio dei malati. La fotografia e le scelte registiche sono un connubio perfetto che accompagnano dolcemente l'occhio dello spettatore per tutta la durata della pellicola.
Notevoli le presenze degli altri due uomini nella vita di Miele ovvero gli affascinanti Libero De Rienzo e Vinicio Marchioni.
Il film è liberamente ispirato al romanzo "A nome tuo" di Mauro Covacich e come tale non si propone, come dichiarato dalla stessa regista Golino, nelle vesti di manifesto a favore del suicidio assistito. In realtà è molto più semplicemente un film sul significato della dignità umana e sull'amore, tanto delicato quanto struggente dal finale poetico strepitosamente azzeccato.



P.s.: Miele è stato presentato nella sezione Un Certain Regard della 66a edizione del Festival di Cannes e si è aggiudicato la menzione speciale della Giuria Ecumenica a pari merito con Tale padre tale figlio del regista giapponese Kore-Eda Hirokazu. Ogni anno questa giuria assegna tale premio per i valori umani e spirituali dimostrati dai film in concorso.

lunedì 10 giugno 2013

Il pollo per Jerry

La piccante ricetta di oggi è legata al lontano 1996 quando uscì nelle sale il film Jerry Maguire del grande regista Cameron Crowe.
Jerry (Tom Cruise) è un ambizioso procuratore sportivo, che, dopo aver messo per iscritto in un promemoria tutti i suoi buoni pensieri (meno clienti, meno soldi e più attenzione personale), viene licenziato, ma decide comunque di rialzarsi e mettersi in proprio con il sostegno di una collega/mamma single, Dorothy (Renée Zellweger). Abbandonato però da quasi tutti i suoi clienti, gli resta come asso nella manica solo Rod Tidwell (Cuba Gooding Jr), un giocatore un po' scorbutico e difficile da gestire in campo nonostante le sue enormi capacità.
Lasciato anche dalla sua donna (Kelly Preston), Jerry non è abituato a stare da solo, così vede in Dorothy una spalla su cui piangere. Pian piano finirà per innamorarsi di lei e del simpaticissimo figlioletto Ray (Jonathan Lipnicki) e, chiedendole di sposarla, decide di legarsi finalmente a qualcuno di cui si fida... eppure non andrà tutto liscio come avrebbe potuto sperare. I rapporti umani sono molto più complicati e le parole non dette spesso pesano più di ogni altra cosa.
Ottimi la sceneggiatura, la colonna sonora (basta solo la magnifica Secret Garden cantata da Bruce Springsteen) e anche i personaggi di contorno interpretati da Bonnie Hunt, Regina King e Jay Mohr.
Un quadro perfetto e realistico del mondo cinico in cui viviamo, dove l'apparenza e i soldi hanno preso il posto dei veri valori sociali.

La ricetta è tratta dalla scena in cui Jerry ha appena scoperto di aver perso la sua fidanzata e uno dei suoi più importanti giocatori, così si reca ubriaco a casa di Dorothy, che, impacciata come non mai, non sa come comportarsi. La sorella le consiglia di stare attenta e di offrire a Jerry solo una bella birra ghiacciata con degli avanzi di pollo con salsa piccante, che, anche se finiti sulla maglietta di Dorothy vengono audacemente recuperati... lo so, raccontata così non è poi tanto divertente, ma vi assicuro che strappa diverse risate questo momento, soprattutto per il discorso di Jerry con Ray nell'altra stanza.
Bando alle ciance...

Ingredienti: 1 cipolla, 500 g di pelati di pomodoro, 1 bicchiere di vino bianco, basilico, origano, olio d’oliva, 2 peperoncini piccanti grandi, sale e pepe nero  

Procedimento:
1) Far soffriggere la cipolla in una padella e, non appena risulterà imbiondita, aggiungere il peperoncino piccante tagliato a rondelle (e privato della maggior parte dei semi);
2) Unire i pomodori pelati tagliati grossolanamente e condire con alcune foglioline di basilico, un pizzico di sale e pepe nero;
3) Dopo che il sugo si sarà addensato, frullarlo leggermente in modo da far scomparire i pezzetti di cipolla e peperoncino;
4) A parte far soffriggere un aglio con poco olio e aggiungere poi il pollo tagliato a pezzi;
5) Dopo averlo fatto rosolare da entrambe le parti, sfumare con del vino bianco, lasciandone evaporare la parte alcolica;
6) Far cuocere il tutto a fuoco basso per circa mezzora, dopodiché servire con la salsa a parte (così ognuno potrà scegliere la quantità del condimento da aggiungere nel proprio piatto).

P.s.: Quell'anno agli Oscar tutti rimasero sorpresi della vittoria di Cuba Gooding Jr. come miglior attore non protagonista, non solo perché era afroamericano ma anche perchè riuscì a battere attori come William H. Macy in Fargo, Armin Mueller-Stahl in Shine, Edward Norton in Schegge di paura e James Woods per L'agguato - Ghosts from the past.

venerdì 7 giugno 2013

Boyle, Boyle, Boyle...

Torna Danny Boyle e sembra che lo abbia fatto alla grande... per lo meno dal trailer.
E' senz'altro un regista versatile nei generi, che ama le nuove sfide, non raccontando mai storie banali. Questa volta sembra essersi cimentato in un film difficile da incasellare come puro film d'azione, infatti già guardando le prime immagini si osservano tutti i possibili intrecci psicologi del caso.
Il regista inglese si affida ancora una volta a John Hodge con il quale ha già collaborato in svariati film come Trainspotting, Una vita esagerata o The Beach.
Simon (James McAvoy), un banditore di un’eminente casa d’aste finisce per immischiarsi con un losco gruppo di malviventi capitanati da Franck (Vincent Cassel), che sono intenzionati a rubare un prestigioso dipinto.
Peccato che colui che ruba il quadro, dimentichi anche dove l’abbia nascosto. Qual è la soluzione? Ricorrere all’ipnosi con l’aiuto della dottoressa Elizabeth (Rosario Dawson).
Come andrà a finire questo viaggio ai confini delle suggestioni create dal proprio subconscio? Ci tocca aspettare per scoprirlo! 


P.s.: Una piccola curiosità? Il film è stato girato durante una pausa nei due anni di preparazione per le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici di Londra dell’estate 2012 che portavano appunto la firma del regista Boyle.

martedì 4 giugno 2013

Gatsby? Quale Gatsby?

http://cdn1.stbm.it/pianetadonna/gallery/foto_gallery/gossip/il-grande-gatsby-immagini/locandina-il-grande-gatsby.jpeg?-3600In uno dei miei primissimi post avevo proprio parlato dell'uscita di questo film e, anche se l'ho già detto, voglio ripetermi e dire ancora una volta quanto io adori la genialità espressiva e creativa del regista australiano Baz Luhrmann, anche se questa volta devo proprio ammetterlo non è riuscito a conquistarmi in pieno.
Il Grande Gatsby ha avuto l'onore di aprire la kermesse della 66° edizione festival di Cannes e ha riscosso dei pareri contrastanti dalla critica internazionale... tra cui anche il mio.
Ma chi è Gatsby? Sembra un vero e proprio mistero viste le innumerevoli storie e rocambolesche avventure che ruotano attorno al suo nome. Leonardo DiCaprio veste i panni di questo enigmatico personaggio nato dalla penna di F. Scott Fitzgerald, che sembra esser venuto fuori dal nulla e nessuno sembra conoscere davvero. 
1922. Un giovane e ambizioso Nick Carraway (un eccezionale Tobey Maguire) si trasferisce in una sorta di piccolo cottage a Long Island, confinante con la villa sfavillante di un certo Jay Gatsby (Di Caprio), conosciuto da chiunque fino a New York per le sue feste indimenticabili. Dall'altra parte della baia, da cui proviene la strana luce verde del faro, abita sua cugina Daisy (una scialba Carey Mulligan, che sembra inespressiva anche nei momenti più toccanti), in preda alla noia di tutti i giorni trascorsi in compagnia della fedele amica e famosa golfista Jordan Baker (un'ammaliante e ancora poco conosciuta Elizabeth Debicki) e del marito Tom Buchanan (Joel Edgerton), un ex giocatore di polo ricchissimo, che la tradisce continuamente con l'amante dai capelli rosso fiammanti, Myrtle (Isla Fischer, eccessiva ma ottima) ovvero la causa di innumerevoli e inscresciosi incidenti.
Nick verrà poi a sapere che cinque anni prima Daisy e Gatsby si erano conosciuti ed erano stati innamorati, così accetta la proposta di lui per arrangiare un incontro tra i due, ma come finirà?
I ruggenti anni ’20 vengono portati sullo schermo attraverso costumi sfavillanti e un martellante ritmo musicale, creato mescolando stili davvero diversi attraverso nomi del calibro di Jay-Z, Lana Del Rey, Jack White oppure Florence + The Machine. 
Alcune parti del libro per ovvi motivi di tempo non sono state approfondite o prese in considerazione, ma la maggior parte dei dialoghi o del passaggio finale di Nick sono stati mantenuti alla perfezione. 
"Non si può ripetere il passato": sono queste le parole che Nick rinfaccia a Gatsby che a tutti i costi vuole cercare di tornare indietro nel tempo... e questo sembra valere anche per Luhrmann, che ha perso la sua capacità di rendere senza tempo e indimenticabili le storie che racconta.

lunedì 3 giugno 2013

Jane Austen per tutti!

http://pad.mymovies.it/filmclub/2007/08/128/locandina.jpgTratto dall’omonimo romanzo di Karen Joy Fowler, Il club di Jane Austen (2007, titolo originale The Jane Austen Book Club) è un vero e proprio omaggio alla letteratura di una delle più grandi scrittrici inglesi ovvero Jane Austen. La regista Robin Swicord è maggiormente nota non come cineasta bensì come sceneggiatrice... vi cito solo qualche titolo conosciuto: Piccole donne, Amori & incantesimi, Memorie di una geisha e Il curioso caso di Benjamin Button.
Ogni donna del club viene presentata con tutti i propri difetti, pregi e debolezze, quasi come se incarnassero ciascuna lo stile delle eroine descritte dalla Austin nei suoi romanzi.
Bernadette (Kathy Baker) è colei che decide di mettere in piedi un club del libro, che nell'arco di sei mesi sarà completamente incentrato sulla lettura dei sei romanzi maggiormente conosciuti della Austin, per cercare di risollevare il morale a varie amiche e nuove conoscenze, ognuna in preda a qualche dramma personale.
Jocelyn (Mario Bello), un'allevatrice di cani, ama la vita che fa, senza sentire il bisogno di doversi legare a un uomo e vorrebbe che tutti accanto a sé siano felici e rispettino i suoi pensieri e i suoi consigli. Un'insegnante di francese Prudie (Emily Blunt) insoddisfatta della sua vita coniugale, in particolare dopo che il marito Dean (Marc Blucas) ha annullato il loro viaggio insieme a Parigi. Sylvia (Amy Brenneman), invece, è stata mollata dal marito Daniel (Jimmy Smits) per un'altra e sconvolta viene convinta dalle sue amiche a divagarsi un po' con dei buon libri... anche se in realtà già li conoscono tutte a memoria. C'è anche Allegra (Maggie Grace), la figlia lesbica di Sylvia, che si innamora sempre della tizia sbagliata e l'unico maschietto nel club, l'impacciato ma sexy Grigg (Hugh Dancy).
Una commedia leggera ma divertente con una splendida colonna sonora, che fa venir voglia di leggere da capo tutti i romanzi della Austin... nel caso non l'abbiate mai fatto! Qual è il vostro preferito? Il mio è Persuasione!!!
Nei loro incontri mensili spizzicano piccole leccornie durante accese discussioni sulle scelte letterarie dell'autrice inglese e proprio a casa di Grigg vengono proposti degli squisiti carciofi al gratin... ed eccoli qua!


Ingredienti (per 2 persone): 3 carciofi medi, pan grattato q.b., 1/2 aglio, prezzemolo, origano, sale, pepe nero e olio extravergine di oliva

Procedimento:
1) Mondare accuratamente i carciofi, poi immergerli in acqua acidulata con il succo di un 1/4 di limone  e un pizzico di farina bianca 00;
2) Nel frattempo portare a bollore dell'acqua salata con poche gocce di aceto e limone, dove farete sbollentare leggermente i carciofi puliti in precedenza per circa 5 minuti;
3) Dopo averli scolati, tagliateli a metà e disponeteli su una teglia da forno;
4) Preparate intanto la panatura con un po' di pan grattato, aglio schiacciato, prezzemolo tagliuzzato finemente, un pizzico di origano, sale e pepe nero;
5) Disporre abbondantemente la panatura sopra i carciofi e condirli con un filo di olio extravergine di oliva;
6) Mettere in forno per circa 20 minuti a 180° e lasciarli gratinare per bene (senza farli asciugare troppo).

P.S. Scusate per la scarsa visibilità dei carciofi in questa foto, ma erano appetitosi...posso garantire!