giovedì 29 agosto 2013

Sigh, sigh...

QUESTO MIO LUNGO PERIODO DI SILENZIO È DOVUTO PRINCIPALMENTE ALLA MAGRA DI FILM INTERESSANTI AL CINEMA DI QUESTI TEMPI... SPERO NELL'ARRIVO DI SETTEMBRE E DI QUALCHE BUONA PELLICOLA DA GUSTARE!!!

domenica 18 agosto 2013

Happy anniversary!!!

Chi l'avrebbe mai detto, eppure L'amica di Babette compie un anno di vita!!!
Un grazie è doveroso a chi mi ha ispirato nell'idea di cimentarmi in questa avventura cinefilo-culinaria, chi mi ha sostenuto assaggiando (a volte anche controvoglia) tutti i piatti che ho sperimentato e chi mi ha accompagnato al cinema nel corso di questo anno.

BILANCIO FINALE: 26 commenti a film più o meno belli (escluse le anticipazioni dei trailer, che da oggi pubblicherò solo nella pagina Facebook) e ben 47 ricette.

Tanto per festeggiare come potevo esimermi dal proporvi una dolce ricetta molto particolare perché esattamente estrapolata dal film Il pranzo di Babette di Gabriel Axel e riproposta nel magnifico libro A pranzo con Babette - Le ricette di Karen Blixen di Allegra Alacevich, Il leone verde Edizioni?!
Si tratta del dolce offerto alla fine del lauto pranzo preparato da Babette, un tempo famosa chef del Café Anglais, in occasione dei festeggiamenti del centenario della nascita del Decano del villaggio ovvero un semplicissimo ma delicato Babà al rhum.



Ingredienti (per 6 persone): 4 uova, 350 gr farina 00, 150 gr zucchero, 1 cubetto di lievito di birra, 100 gr burro, latte, 1 limone grattugiato, 1/2 bicchiere di acqua, 1/2 bicchiere di rhum e un pizzico di sale

Procedimento:
1) Far sciogliere delicatamente il lievito di birra in acqua tiepida e, dopo aver unito circa 50 gr di farina 00, impastare bene e lasciar lievitare il composto per almeno due ore, coprendolo con un canovaccio;
2) Nel frattempo impastare il resto della farina con il burro sciolto in un po' di latte, le uova, 100 g di zucchero, la buccia di un limone grattugiato e un pizzico di sale;
3) Dopo aver amalgamato bene gli ingredienti, aggiungere anche la pasta lievitata;
4) Disporre l'impasto ottenuto in una tortiera precedentemente imburrata e infarinata;
5) Lasciar lievitare nuovamente finché la torta non avrà duplicato le sue dimensioni;
6) Cucinare in forno a 180° per circa 40-45 minuti;
7) Lasciar riposare la torta in forno dopo averlo spento;
8) Sciogliere poi 50 g di zucchero con mezzo bicchiere di acqua, in seguito aggiungere mezzo bicchiere di rhum e versare tutto il composto sopra il babà.

P.s.: l'aspetto non sarà dei migliori (visto che nel film Babette lo aveva arricchito di magnifici fiori in pasta di zucchero e frutta candita), ma posso assicurare che è un dolce ottimo dall'aroma delicato ma travolgente, soprattutto se servito leggermente freddo.

lunedì 12 agosto 2013

Dalla cucina di Zinos...

Nel 2009 il giovane regista turco/tedesco Fatih Akin (vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 2004 con La sposa turca) presentò sul grande schermo Soul Kitchen, un film davvero divertente dai tempi comici giusti con un cast ben assortito e variegato e una colonna sonora magistrale.
Zinos (Adam Bousdoukos) è un ragazzo di origini greche che possiede lo strambo ristorante "Soul Kitchen" ad Amburgo, conosciuto da pochi affezionati clienti per i piatti alquanto sudici che è capace di proporre.
Quando la sua ragazza, Nadine, si trasferisce a Shanghai per lavoro, decide di abbandonare la sua terra madre e raggiungerla in Cina, perché è la donna della sua vita e non vuole lasciarla andare.
Cosa fare però con il ristorante? L’unico parente prossimo a cui affidarlo è il fratello Illias (Moritz Bleibtreu), (ex-) ladruncolo che ha appena ottenuto la semi-libertà sulla parola e ha il permesso di uscire di prigione se in possesso di un contratto di lavoro, ma che ha il brutto vizio del gioco.
Sembra che ogni cosa vada per il meglio quando, con l’aiuto di un chef scorbutico (Birol Ünel) conosciuto per caso (che gli insegnerà i trucchi del mestiere), viene rivoluzionato il menù del ristorante con piatti sofisticati ma gustosi e una nuova campagna di comunicazione riesce ad attirare una clientela più giovane.
Fatte le valigie, Zinos è pronto per andarsene, ma quasi tutto non andrà come previsto… ma se la caverà grazie all’aiuto dei suoi amici!
La ricetta di oggi non è certamente la più bella che potessi scegliere da questo film, ma era anche una delle poche di cui conoscessi effettivamente il nome.
Alla cena di addio per Nadine con tutta la sua famiglia, lo chef del ristorante fa una sfuriata davanti a tutti i clienti, perché uno di loro si è permesso di chiedere un gazpacho caldo.

Il gazpacho è uno dei cibi più rinomati della gastronomia spagnola e non è altro che una zuppa ricca e gustosa servita assolutamente fredda. Piatto originario dell’Andalusia (sud della Spagna), creato dai contadini che la portavano con sé nei campi come spuntino rinfrescante.
Veniamo alla preparazione!


Ingredienti: 300 gr pomodorini datterini, 1 peperone rosso (da 150 gr), 1 cetriolo (da 100 gr), 1 cipolla  bionda (di piccole dimensioni), 1 spicchio d'aglio (di medie dimensioni), 100 gr mollica di pane, 3 cucchiai di olio extra vergine d'oliva, peperoncino, pepe e sale

Procedimento:
1) Tagliare la crosta dal pane e, dopo aver riposto la mollica in una ciotola, versarvi abbastanza acqua e aceto (in eguali quantità) e lasciar ammollare  per bene;
2) Nel frattempo mondare i pomodorini e tagliarli a metà e, non appena frullati, aiutarsi con un colino ed eliminare tutti i residui di semi e bucce;
3) Sbucciare il cetriolo e tagliarlo a rondelle e tagliare il peperone, eliminando i semi all'interno;
4) Riporre le verdure spezzettate in un recipiente e, dopo aver aggiunto la cipolla e lo spicchio d’aglio e unito la mollica strizzata, procedere a frullare il tutto finché non sarà diventato una crema liscia;
5) Condire con l’olio extravergine di oliva, il peperoncino, il sale e il pepe e aggiungere qualche goccia di aceto se necessario;
6) Mettete a riposare il gazpacho in frigorifero per almeno un'ora;
7) Tagliare a cubetti la crosta del pane usata per la mollica in modo da formare dei piccoli crostini di accompagnamento, che verranno dorati in forno per 10 minuti a circa 200°;
8) Servire il gazpacho freddo in ciotole o persino eleganti bicchieri da Martini, accompagnato con i cubetti di pane tostato.

sabato 10 agosto 2013

Sorrentino, regista sopraffino!

La grande bellezza di Paolo Sorrentino non è un film semplice, adatto per tutti i gusti, anzi quando lo si vede, occorre concentrazione perché la grande bellezza e la grande verità di questa pellicola risiedono non solo nella magnifica fotografia che riesce a catturare la magia della città di Roma, ma anche nei magnifici dialoghi e monologhi che si intarsiano tra loro, nascondendo svariati messaggi subliminari.
Protagonista del film è Jep Gambardella (il semplicemente MAGNIFICO Toni Servillo), uno scrittore partenopeo che ha fatto successo vincendo l'ambito premio Bancarella per un solo libro, scritto in età giovanile, ovvero "L'apparato umano". Divenuto poi giornalista e critico teatrale, può essere più comunemente considerato il re dei mondani, che vive la notte ed esce di scena alle prime luci dell'alba, potendo così ammirare la bellezza del giorno che nasce e di tanti piccoli dettagli nascosti agli occhi della gente comune ancora immersa nel sonno.
Lui è uno di quelli che conosce tutto e di tutti e che ha i contatti giusti per qualsiasi cosa, perché conosce le persone e i luoghi giusti.
Alla festa di compleanno per i suoi sessantacinque anni, il regista fa una grottesca carrellata di quali persone egli ami frequentare: cafoni, ignoranti, ma fondamentalmente falliti che riescono ancora a restare a galla in un mondo dove si può fare successo senza saper fare nulla di specifico.
Ci sono una bella donna che per di mestiere fa semplicemente la ricca e non ha nulla da dire al mondo (Isabella Ferrari), un drammaturgo che non ha mai sfondato e alla fine decide di salvarsi ritornando in provincia (un bravissimo Carlo Verdone), un venditore di giocattoli che di notte ama andare con i transessuali (Carlo Buccirosso), una spogliarellista con dei misteri (Sabrina Ferilli), una direttrice di giornale che, grazie al suo nanismo, ha imparato a guardare il mondo dal basso, un cardinale con il pallino della cucina (Roberto Herlitzka) e ancora molti altri personaggi al limite del grottesco, ma che sono il ritratto vero di quella parte di società che sta sprofondando, nascosta nella vacuità dei salotti.
Ecco giusto un assaggio di chi sono i “veri” amici di cui Jep ama circondarsi, in particolare agli eventi mondani e alle cene nel suo appartamento con meravigliosa vista Colosseo.
Lui sa di essere migliore di tutta quella gente e certamente non lesina affatto anche i commenti più taglienti, camuffati da una certa ironia e sarcasmo e vorrebbe liberarsi da questo torpore in cui è immerso da anni e provare a scrivere un altro libro e salvarsi, perché lui di cosa ne ha da dire, anche se senza volerlo è ancora ancorato al suo passato più di quanto immagini (basti vedere il suo grande amore mai dimenticato).
Dopo This must be the place Sorrentino ha deciso di tornare con un approccio molto simile (e non si può non notare un forte riferimento a La dolce vita di Fellini), dove la narrazione è lasciata più all'alta poeticità delle immagini (che lasciano senza fiato) che alle parole, spesso in forma di magnifici ed eloquenti monologhi, che riescono a stupire lasciando una scia di emozioni pure, anche quando sfiora temi drammatici come la morte.
Credo fortemente che il significato di questo film risieda proprio in alcune semplici ma esaustive parole del protagonista, udibili anche nel finale del trailer ovvero:
“È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile.”
Nel film compaiono anche nomi illustri in piccoli cameo o parti secondarie come Fanny Hardant, Iaia Forte, Giorgio Pasotti nell'intrigante figura di Stefano e un giovane ma intenso Luca Marinelli (visto già ne La solitudine dei numeri primi).
Magnifici alcuni brani della colonna sonora quali My heart's in the Highlands e The Beatitudes eseguito da Kronos Quartet.

 

lunedì 5 agosto 2013

Ma cos'è il Ceviche?

La dura verità (titolo originale The Ugly Truth), diretto da Robert Luketic, è la classica commedia romantica americana.
Abby (Katherine Heigl) è la produttrice di uno show televisivo che negli ultimi tempi ha subito un calo degli ascolti… e così i capi decidono di riporvi rimedio con l’arrivo di un nuovo opinionista: lo sfacciato e cinico Mike Chadway (Gerard Butler), che, con la sua rubrica La dura verità, tenta di svelare ciò che vogliono veramente gli uomini dalle donne. 
Essendo stata spesso accusata di essere una maniaca del controllo e per questo ancora single, Abby decide per scommessa di affidarsi ai consigli (a volte un po’ volgari per i suoi gusti) di Mike per conquistare il nuovo vicino di cui è innamorata. Alla fine quale sarà la dura verità da scoprire?
Non è certo un filmone, ma una commediola ben recitata per trascorrere due ore senza pensieri.
Anche i più bacchettoni, avranno sorriso guardando la famigerata scena al ristorante, dove insorgeranno dei "problemi" non tanto per aver mangiato uno squisito piatto di ceviche.

Il ceviche è un piatto leggero e gustoso, tipico dei paesi latino-americani (come il Perù) e ottimo per tutti coloro che amano il pesce crudo.
Ho scovato moltissime ricette del ceviche con svariate tipologie di pesce, dal tonno al persico, al San Pietro alla rana pescatrice, ma ho preferito scegliere i tipi di pesce che mangio più volentieri (visto che di norma sono una carnivora). L’importanza di questo piatto sta tutta nella freschezza del pesce.



Ingredienti: 1 filetto medio di salmone (150 gr circa), 10 gamberi, succo di 1 lime, 10 pomodori datterini, alcune foglie di lattuga, rucola, olio extra vergine di oliva, peperoncino fresco, origano, sale e pepe nero

Procedimento:
1) Tagliare il filetto di salmone a dadini piuttosto piccoli e, dopo aver sgusciato i gamberi, tagliare anch'essi in piccoli pezzettini;
2) Ricoprire tutto il pesce con il succo del lime e lasciarlo riposare in frigorifero per almeno 3 ore;
3) Trascorso il tempo necessario per la marinatura, scolare il pesce condendolo con peperoncino, origano, pepe nero, sale e un goccio di olio extra vergine di oliva;
4) Nel frattempo tagliare a metà i pomodorini e condire con un pizzico di sale;
5) Servire il ceviche su un letto di lattuga fresca accompagnata da qualche fogliolina di rucola (e volendo anche del mais) e i pomodorini (N.B.: ho usato una scorzetta di lime e dei gamberi interi come decorazione al centro).

P.s.: In diverse versioni del ceviche trovate anche ½ cipolla rossa di Tropea (di medie dimensioni), tagliata a strisce sottili, ma essendomi indigesta ho preferito stravolgere la ricetta seguendo i miei gusti!