giovedì 27 settembre 2012

Oh, mio caro Batman!

Nessun’altro oltre me si è chiesto come mai Batman non muora mai?
Non me ne vogliano gli amanti di questo genere! Lo so che è un personaggio che è stato inventato dal famoso cartoonist Bob Kane, ma quasi per una volta ero contenta di veder morire l’uomo-pipistrello. Mi ero persino illusa che fosse vera la notizia trapelata dallo show americano di David Letterman, in cui, mentre intervistava la bellissima Anne Hathaway (che nel film veste i panni di Catwoman), sembrava aver svelato il tragico finale dell’ultimo Batman di Christopher Nolan. Tranquilli, per chi non l’avesse ancora visto! È peggio di una maledizione e ogni tanto qualche major americana è decisa a continuare a sfornare altri film su Spiderman, Superman o sulla vita del miliardario Bruce Wayne che, vestendo i panni dell’uomo-pipistrello, è deciso a salvare la sua Gotham City dalla malavita e dal crimine che ormai dilaga ovunque.
Per carità, non ho nulla contro il regista ChristopherNolan, anzi lo reputo un bravissimo cineasta, ma credo sia sprecato per questi soggetti e lo preferisco di gran lunga quando sceglie di raccontare progetti molto più avvincenti come Inception o Memento.
Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno è riuscito a sorprendermi per il fatto di come gli sceneggiatori siano riusciti ancora una volta a confezionare due ore abbondanti di girato con qualche colpo di scena. Anche se molti decisamente prevedibili. Tra l’altro questa volta sono dovuti ricorrere alla solita vecchia tecnica del flash-back per poter far ricordare al pubblico fatti o eventi accaduti nelle storie precedenti e contestualizzare così determinate frasi o riferimenti a personaggi che erano già morti. Ciò fa capire quanto questa storia sia già andata troppo per le lunghe.
Sinceramente questo terzo capitolo della saga l’ho trovato meno avvincente degli altri, troppo lungo in alcune frammenti come la scena dei tentativi di evasione dalla prigione e in particolare meno efficace dal punto di vista narrativo. Il realismo che si assaporava nelle versioni precedenti è andato scemando, anche se mettendolo a confronto con le opere di Tim Burton o Joel Schumacher, non ha nulla a che vedere, soprattutto per la notevole qualità degli effetti speciali utilizzati. La Gotham City di Nolan è una città molto meno dark e surrealista di quelle raccontate in precedenza e per questo la preferisco. Persino l’aspetto di Batman sembra più umano e vulnerabile negli scontri a corpo a corpo con l’ultimo cattivo, Bane o l’uomo con la maschera (un irriconoscibile Tom Hardy). Sarà proprio questo criminale a portare un regime di assoluta anarchia, azzerando così le differenze tra ricchi e poveri in attesa che avvenga la distruzione completa della città di Gotham.
La scelta degli attori è sempre stata più che azzeccata. Christian Bale è molto più credibile nei panni di Bruce Wayne rispetto ai suoi recenti predecessori ovvero Micheal Keaton, Val Kilmer e George Clooney. Il suo viso così espressivo riesce a far emergere il carattere di un uomo tormentato dalla vita e dalla morte, che è ossessionato dalla voglia di aiutare i suoi concittadini in modo da garantire loro un futuro migliore.
Questa volta è stato dato meno spazio al personaggio di Lucius Fox (Morgan Freeman) e per quanto riguarda quello di Albert (MichealCaine), beh, vi stupirete nel vederlo finalmente svestire i panni di fido maggiordomo e abbandonare il suo padroncino viziatello. Il commissario Gordon (GaryOldman), invece, è un uomo corroso dal terribile rimorso legato alla scomparsa di Batman dalle strade di Gotham dopo la morte del procuratore Harley Dent (alias Due Facce). Una new entry è John Blake, il poliziotto-detective troppo in gamba, che è interpretato da Joseph Gordon Levitt… indovinate: chi sarà mai?
Ma la vera rivelazione è stata Catwoman! Una ladra dall’agilità felina che si scoprirà avere persino un lato tenero e forse una coscienza. È immancabile il raffronto con la celeberrima versione della donna-gatto interpretata da Michelle Pfeiffer nella trasposizione cinematografica di Tim Burton, ma anche quella di Nolan non è niente male. Di certo la sua presenza ha un po’ offuscato Miranda, la nuova fiamma di Bruce Wayne e non solo, ovvero una Marion Cotillard spettacolare come sempre.
Insomma l’unica domanda che resta da porsi è la seguente: dopo lo Spaventapasseri, il Jocker e il Due Facce, nel prossimo Batman (perché dal finale s’intuisce che ci sarà) sarà  il turno del Pinguino o dell’Enigmista?
Purtroppo non credo che dovremo aspettare molto per scoprirlo!

mercoledì 26 settembre 2012

A Late Quartet. Arriverà nei cinema italiani?

Dopo aver visto il trailer credo quasi fermamente che questo titolo sia da tenere d’occhio.
Presente al Toronto Film Festival di quest’anno, A Late Quartet, possiede un ensemble di notevoli attori, diretti da Yaron Zilberman.
Un famoso quartetto di archi viene improvvisamente sconvolto dalla brutta notizia che a Peter (ChristopherWalken), il leader del gruppo, è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Non potrà continuare a suonare e quindi non gli resta che prepararsi per l’ultima esibizione in occasione del concerto del 25° anniversario del quartetto.
Emergeranno emozioni di natura diversa che per tanto tempo erano state soffocate per il bene del gruppo, ma sembra che lo spettatore debba prepararsi all’addio non solo di una collaborazione ventennale ma anche a una forte amicizia tra questi artisti. Ognuno possiede un forte ego competitivo e, infatti, Robert (Philip Seymour Hoffman) e Daniel (Mark Ivanir) entreranno in competizione, contendendosi il posto che lascerà vacante il loro amico, mentre il matrimonio tra Robert e Juliette (Catherine Keener) entrerà in crisi dopo la scoperta del tradimento di lui. 



Visto che è già stato reso noto che negli Stati Uniti verrà proiettato solo in poche sale, la mia paura è che ci siano ben poche speranze di poterlo vedere sugli schermi italiani… ma spero di sbagliarmi come è successo per un altro piccolo ma delizioso film, Beginners (per la regia di MikeMills), che fu riportato alle luci della ribalta grazie al premio Oscar vinto l’anno scorso da un magistrale Christopher Plummer, il quale ha regalato alla sua età una prova attoriale stupenda accanto agli altrettanto bravi Ewan McGregor, Mélanie Laurent e Goran Visnjic.

lunedì 24 settembre 2012

Croque monsieur: vive la France!

Che cos'è il Croque monsieur? In poche parole un panino ipercalorico buono da matti.
Questa ricetta l'ho scoperta guardando il film E' complicato di Nancy Meyers, una regista avvezza al genere di commedie rosa come What women want o Tutto può succedere.
La protagonista è Jane (Meryl Streep), una cinquantenne divorziata da Jake (Alec Baldwin) e madre di tre figli ormai adulti che hanno spiccato il volo dal nido. Una serata in un bar e qualche goccio di alcool di troppo fa scoccare di nuovo la scintilla sotto le lenzuola tra i due. Le parti si sono invertite: è la volta di Jane a vestire i panni dell'amante del suo ex marito, dopo che a suo tempo l'aveva tradita proprio con la sua attuale compagna. Nel frattempo, però, entra in scena anche Adam (Steve Martin), un abile architetto che deve ristrutturare la cucina di Jane. Un tipo pacato e gentile che si ritrova innamorato della donna e ignaro testimone di un complicato triangolo... proprio come dice il titolo del film stesso.
Insomma si tratta di una pellicola simpatica e leggera, fatta proprio per passare due ore senza pensieri, mentre fa riflettere su come l'amore non abbia età e la vita possa ricominciare anche a 50 anni.

Ma torniamo a noi... il Croque monsieur è un toast semplicissimo di origini francesi.
Ingredienti: 2 fette di pancarrè, 1 fetta di prosciutto cotto, 2 fette sottili di gruviera (oppure emmenthal), 4 cucchiai di besciamella.

Procedimento:
1) Preparate la besciamella con burro, farina, latte e un pizzico di noce moscata;
2) Spalmatene due cucchiai su una fetta di pane e aggiungete poi il prosciutto;
3) Richiudete con l'altra fetta di pancarrè, spalmatela con altri due cucchiai di besciamella e aggiungete della groviera grattugiata grossolanamente;
4) Riporre il sandwich nel forno caldo e farlo gratinare finchè il formaggio non sarà ben dorato e si sarà costituita una gustosissima crosticina.

Una sola raccomandazione... fatevi una bella corsetta dopo averne mangiato uno! :P


P.s. Nel film c'è una scena in cui Meryl Streep prepara dei gustosissimi croissant al cioccolato insieme a Steve Martin... mi spiace, ma non sarei mai riuscita in un'impresa simile.

Pomodori verdi fritti?! Da provare...

Non vi sto neanche a dire come mai mi è venuta in mente questa ricetta, infatti, basta citare il titolo del film, tratto dall’omonimo romanzo di Fannie Flag: Pomodori verdi fritti (alla fermata del treno). Una pellicola che risale al lontano 1991 ed è stata girata dal poco noto regista Jon Avnet, che continua sicuramente ad avere maggior successo come produttore cinematografico. Si tratta comunque di un ottimo film tutto al femminile (in alcuni tratti molto noir), che riesce a esaltare il valore dell’amicizia e a insegnare che non ci si deve mai arrendere nella vita. Quando uscì il film nelle sale, molti critici ebbero da ridere sul fatto che Avnet non avesse approfondito come nel libro il rapporto omosessuale tra le due protagoniste.



Un breve sunto della trama…
Evelyn (Kathy Bates), una casalinga depressa di mezza età, incontra in una casa di riposo la vivace ottantenne Ninny (Jessica Tandy) che le racconterà la storia di una profonda amicizia tra due giovani donne vissute nell’America razzista degli anni ’30, Idgy (Mary Stuart Masterson) e Ruth (Mary-LouiseParker), le quali gestivano il Whistle Stop Café (alla fermata di un treno che non c'era più), conosciuto da tutti per la sua specialità ovvero i pomodori verdi fritti del titolo.
Stimolata dal racconto delle peripezie affrontate da quelle due giovani, Evelyn riuscirà a cambiare la sua vita.
Bando alle ciance…veniamo alla ricetta!
I pomodori verdi fritti non sono da confondere con i pomodori acerbi, in quanto sono una razza di pomodori a sé stanti dal gusto particolare, che sono quasi privi di semi e vanno consumati solamente cotti. Ciò nonostante ho preferito scegliere di preparare questa ricetta con una tipologia di pomodoro differente. Si tratta del cuore di bue. Non è difficile da trovare nei negozi di frutta e verdura o al supermercato: ha un colore roseo e un gusto molto delicato.

Ingredienti: 2 pomodori cuore di bue, farina di mais, farina 00, pan grattato, 2 uova, sale, origano, olio di semi, burro

Procedimento:
1) Lavate i pomodori e tagliateli a rondelle grandi e spesse;
2) Salateli e metteteli in uno scolapasta, in modo da far scolare tutta l’acqua che perderanno;
3) In una ciotola sbattete le uova con il sale e un pizzico di origano (questo l’ho aggiunto di testa mia, perché adoro questa spezia);
4) Passare le fette di pomodoro ben scolate nella farina 00 e poi nell’uovo e nella miscela di farina di mais e pan grattato;
5) Friggete in una padella con un po' di olio di semi e burro, fino a quando l’impanatura sarà diventata ben dorata e croccante.

Se devo essere completamente sincera, preferisco di gran lunga friggere altre verdure, ma l’esperimento è comunque riuscito. :P



P.s.: In fondo al libro potete trovare la ricetta originale, che non prevede l’uso dell’uovo e per friggere viene usato il burro invece che l’olio.

venerdì 21 settembre 2012

Cena tra amici: una pellicola scoppiettante dai dialoghi irriverenti

Nessuno vorrebbe che una cena tra amici degenerasse a tal punto! La commedia agrodolce (il cui titolo originale in francese è Le prénom), portata sul grande schermo dai registi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, sostiene un buon ritmo di battute congeniali dai tempi stretti e ben studiati, che fanno emergere una dialettica ricca e allo stesso tempo nascondono un’analisi sociale di gruppo.
Durante una apparentemente normale e simpatica cena fra vecchi amici, uno scherzo degenera a tal punto da causare una serie di litigi e confessioni a catena che portano alla luce vari problemi di coppia e segreti di famiglia da sempre taciuti per il bene comune.
Il tutto ha inizio in un appartamento di Parigi e la staticità degli ambienti ricorda molto una rappresentazione teatrale… va ricordato, infatti, che la sceneggiatura nasce proprio da una pièce portata in teatro in Francia. Mi è stato quasi impossibile non pensare alla verbosa battaglia condotta tra le quattro mura di un borghese appartamento newyorkese, che fa da sfondo all’ultimo splendido film di Roman Polanski, Carnage, in cui due famiglie si scontrano per parlare del cattivo comportamento dei propri figli. Alla fine, però, finiranno per mettere in discussione tutto, partendo dal ruolo di genitore a quello di marito e moglie o più semplicemente a quello di uomo e donna.
Ma torniamo alla nostra storia...
Vincent (Patrick Bruel), incalzato dai suoi amici, decide di rendere noto ai suoi amici il nome con cui lui e la sua compagna, Anna (Judith El Zein), vorrebbero chiamare il loro primogenito, ma si tratta solo di una burla ben architettata. La sorella, Elisabeth (Valérie Benguigui) insieme al marito Pierre (Charles Berling) e l’amico d’infanzia Claude (Guillaume de Tonquédec) non riescono ad accettarlo. A poco a poco lo scherzo prende piede e trasformerà la cena in un dibattito accesso dove iniziano a volare parole molto pesanti e ognuno dei commensali non resisterà dal mettere alla gogna i difetti degli altri.
Non è semplice come sembra scegliere il nome di un figlio, anche perché sarà quello che deciderà la sua popolarità o impopolarità nel corso della sua esistenza… tra i banchi di scuola, tra i compagni adolescenti e anche in età adulta. Tutto ciò perché si dà importanza a quello che gli altri pensano di noi e delle nostre scelte, anche quando si tratta semplicemente di un nome. Si finisce come per viviere una sorta di ansia da prestazione, perché si vorrebbe che fosse originale ma non troppo, che non suonasse troppo arcaico o che non risultasse troppo lungo da creare storpiature.
Allora non avete voglia di scoprire quale sia il nome della discordia nella scoppiettante commedia Cena tra amici?



P.s.: Molto simpatica la scelta di proporre nei titoli di apertura del film solo il nome di battesimo dei vari attori e di tutte le persone che hanno collaborato alla pellicola.

mercoledì 19 settembre 2012

The Master: il nuovo film di Paul Thomas Anderson

C'era da aspettarselo che The Master avrebbe colpito nel segno al festival del cinema di Venezia 2012. Non sono una veggente e anche senza aver visto questo film basta guardare il trailer per rimanerne già agganciati. Lo ammetto Paul Thomas Anderson è uno dei miei cineasti preferiti e non vedevo l'ora che uscisse un suo nuovo film. Alzi la mano chi non ha amato alla follia Magnolia? Ogni scena e ogni primo piano di quel film sono pura arte visiva, accompagnati da dei dialoghi brillanti e scottanti al tempo stesso insieme a vari monologhi che sono autentica poesia.
Per The Master il discorso cambia. Sono state scritte un sacco di cose, soprattutto sul fatto che fosse ispirato alla storia del capo di Scientology, ma in realtà il regista si è difeso dicendo che voleva solo narrare una storia tra un maestro, Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), e il suo allievo o meglio dire adepto, Freddie Quell (Joaquin Phoenix), che si trasformerà nel suo braccio destro fidato.
Tra i due si instaura un rapporto quasi morboso poichè hanno bisogno l’uno dell’altro: Freddie è un reduce alcolizzato, in cui il Maestro identifica una cavia che può sperimentare le regole della setta per essere salvato. La pellicola quindi non indaga solo la nascita di questa potente setta e dei suoi dettami, ma tende a proporre anche un viaggio all’interno dell’America degli anni ‘50, facile da plagiare perchè ancora scossa da quanto accaduto durante il secondo conflitto mondiale.


 

Non mi sono affatto meravigliata di aver ritrovato Philip Seymour Hoffman  in questa pellicola, perché è una sorta di attore feticcio per Anderson che lo ha usato in quasi tutti i suoi film. In realtà come non scegliere un attore così bravo?
Al suo fianco troviamo Phoenix, che finalmente è  tornato alle luci della ribalta dopo aver simulato di voler lasciare per sempre il grande schermo e imboccare una carriera musicale. Si trattava solo della stramba idea dietro all'audace lungometraggio dal titolo Joaquin Phoenix-Io sono qui! (titolo originale: I'm still here) girato dal suo amico Casey Affleck. Anche egli ha un grande talento recitativo e una potenza espressiva che non ha eguali.
Per questo motivo il film non solo si è aggiudicato il Leone d'Argento a Venezia, ma entrambi gli attori protagonisti sono stati premiati in ex aequo con la prestigiosa coppa Volpi.


P.s.: Per i più curiosi il film è stato girato in 70 mm e arriverà nelle sale italiane nel gennaio 2013.

martedì 18 settembre 2012

Moonrise Kingdom: l’ultima fatica artistica di Wes Anderson

L’ultima opera del regista Wes Anderson, Moonrise Kingdom, è stato il film d’apertura della 65ª edizione del Festival di Cannes e sarà distribuito in Italia solo a dicembre; quindi vi chiederete… come mai parlarne così tanto in anticipo se neanche l’hai visto!?
Diciamo che volevo semplicemente sfogarmi del fatto di quanto io ami e odi allo stesso tempo questo bravissimo cineasta.
Me ne sono innamorata dopo aver conosciuto la famiglia Tenembaum… ho amato tutto di quel film: una colonna sonora meravigliosa, la particolarità dei dettagli nei costumi e negli arredi e la maestria di tutti gli attori. Così quando uscì Le avventureacquatiche di Steve Zissou, non ci pensai neanche un secondo e andai subito al cinema, anche se il trailer non mi aveva convinta poi molto… infatti fu una catastrofe e odiai tutto del film (non ho avuto neanche il coraggio di concedergli una seconda chance e rivederlo!).
Nel 2007 fu la volta de Il treno per il Darjeeling e dopo aver visto solo pochi secondi del trailer lo adoravo già! Persino quando vidi il piccolo ma prelibato cortometraggio che precedeva la visione della pellicola, Hotel Chevalier… mi dissi che era fatta: Wes Anderson era di nuovo nell’Olimpo dei miei registi preferiti!
Dopo essermi deliberatamente persa Fantastic Mr. Fox (quel genere di cinema di animazione non fa davvero per me!), ecco finalmente il ritorno di Anderson sul grande schermo con una nuova pellicola.
Purtroppo ho il brutto vizio di decidere se andare a vedere un film sulla base di quanto venga conquistata dal trailer e più rivedo questo, più mi dà da pensare! Non manca certo un cast stellare di tutto rispetto… ci sono molti degli attori che amo di più, come Edward Norton e Bill Murray, quindi andrei di corsa a vederlo solo per questo, ma manca qualcosa… spero tanto di sbagliarmi!



Ecco un piccolo sunto della storia estrapolato dal web. Nell’estate del 1965, su un’isola del New England, dove vive Suzy, una ragazzina dodicenne incompresa dai genitori, si trova in campeggio Sam, uno scout, senza genitori, che è stato affidato a una famiglia la quale purtroppo lo considera un tipo difficile per continuare ad occuparsene. I due si conoscono per caso, si innamorano e decidono di scappare insieme. Questa fuga serve in apparenza solo per scomporre la dura verità quotidiana dei due adolescenti disadattati, ma in realtà cerca proprio di richiamare l’attenzione di quel mondo adulto a cui sono così tanto indifferenti.

lunedì 17 settembre 2012

Cheesecake: una buona scoperta

Ho scelto di preparare una cheesecake dopo aver rivisto un film, Waitress - Ricette d'amore, che di torte ne vede sfornare parecchie e dai nomi più assurdi, che non hanno nulla da invidiare ai titoli chilometrici dei film di Lina Wertmüller (es.: Torta dell'infelice perdente incinta e auto-compassionevole oppure Torta del bambino che di notte urla come un forsennato e mi rovina la vita). Credo che in pochi lo abbiano visto, perchè in Italia i media ne hanno parlato più che altro a causa della prematura scomparsa della regista nonchè intreprete, Adrienne Shelly, che fu assasinata durante la fase di post produzione. Si tratta di una commedia dal sapore dolceamaro che racconta la storia genuina di una cameriera, Jenna (interpretata da Keri Russell), incinta e piena di paure per la nascita di un bambino che non ha mai desiderato e che riesce a esprimere i suoi stati d'animo soprattutto preparando torte di ogni tipo. Ho rivisto molto di me nella protagonista, più che altro perchè come lei amo alla follia cucinare torte sia salate che dolci...


La cheesecake non è mai stato uno dei miei dolci preferiti, ma da quando ho scoperto questa ricetta mi sono dovuta ricredere. Non me la sono sentita di preparare la stessa che viene citata nel film ovvero Cheesecake alla Neworkese con noci e noce moscata... ho preferito la mia versione molto più semplice e dal gusto decisamente più delicato!

Ingredienti:
- Per il guscio della torta: 260 gr biscotti secchi (o digestive), 50 gr burro, 2 cucchiai di latte parzialmente scremato, 1 cucchiaio di mille millefiori e un pizzico di cannella
- Per la crema: 500 gr ricotta, 150 gr robiola, 150 gr yoghurt bianco magro, 180 gr zucchero, 4 uova, 1 cucchiaio farina 00 e scorza di limone grattugiato 

Procedimento:
1) Sbriciolare finemente i biscotti secchi, a cui andranno aggiunti il burro fuso, il latte, il pizzico di cannella e il cucchiaio di miele. Con l'impasto ottenuto creare un guscio ben compatto, adagiato su di un foglio di carta da forno;
2) A parte lavorare per bene la ricotta e la robiola insieme allo yoghurt magro;
3) Aggiungere lo zucchero e la scorza di limone grattugiato;
4) Unire le uova al composto e amalgamare accuratamente, dopo aver aggiunto anche il cucchiaio di farina;
5) Versare il composto ottenuto all'interno del guscio e infornare a 180° per circa 60 minuti. (N.B.: dopo che sono trascorsi quasi 50 minuti, aprire il forno e continuare la cottura per il tempo rimasto);
6) Far raffredare la torta e prima di servire decorare sopra con la marmellata  (io ho usato quella di amarene ma potete usare qualsiasi altra marmellata preferite). 

Ecco una foto di quella che ho preparato io e che è stata spazzolata in poco tempo. Buon appetito!

giovedì 13 settembre 2012

Quasi amici? Non direi proprio!

I registi e sceneggiatori Olivier Nakache ed Eric Toledano sono riusciti a portare sullo schermo (anche se con qualche adattamento) la vera storia dell'aristocratico tetraplegico Philippe Pozzo di Borgo e il suo badante algerino Abdel Sellou. In poche e semplici parole si tratta di un magnifico ritratto sul tema dell'amicizia.
Sperare di riuscire a incontrare delle persone così speciali potrebbe sembrare addirittura impossibile, ma la vita a volte può regalare delle storie a lieto fine e soprattutto degli amici fidati che ti sono vicini sempre, nel bene e nel male. Il film, infatti, tratta dei temi già affrontati da molte altre pellicole, cioè l’amicizia e la malattia, ma lo fa con un umorismo tale che riesce a far sorridere anche dei lati più tristi della vita.
Il protagonista, Philippe (François Cluzet), milionario e tetraplegico da anni, finisce per trovare il suo nuovo badante in un ragazzotto di origini senegalesi proveniente dalle banlieu parigine: Driss (interpretato con una solarità contagiosa dall'attore Omar Sy). In realtà quest'ultimo è semplicemente alla ricerca di una firma per avere il tanto agognato sussidio di disoccupazione. Il loro rapporto di lavoro nasce quasi per scommessa: Philippe vuole vedere quanto il temerario Driss riuscirà a resistere alle incombenze di doversi occupare di una persona non-autosufficiente come lui. Questo connubio così sconclusionato finisce subito per conquistare gli spettatori… Driss è un vulcano di simpatia che sprizza energia, riuscendo a diventare amico del suo nuovo datore di lavoro e di chiunque incontri.
I dialoghi sono una mitragliata di battute davvero divertenti, che nascondono una sana ironia…
non c’è spazio per i pietismi e infatti si finisce spesso anche per far battute su persone menomate come Philippe, che hanno bisogno di un costante aiuto per ogni piccola cosa. La malattia può fiaccare il corpo ma non lo spirito, se ci si circonda di persone speciali.
Magari avere dei quasi-amici così!

lunedì 10 settembre 2012

La Ratatouille: un amore spropositato per le verdure


Come non potevo cimentarmi nella preparazione di una Ratatouille dopo aver visto il piccolo topolino Rémy cucinarla con tanta maestria per il famigerato critico gastronomico Antoine Ego?
Comunque sia anche i non-amanti dei film di animazione troveranno questa pellicola una piccola chicca sull’arte culinaria carica di una comicità molto pacata e sottile.
Così qualche tempo fa mi sono fatta prendere dal motto dell’idolo di Rémy, il famoso chef francese Auguste Gusteau, secondo cui “chiunque può cucinare”… credo sia proprio vero se lo si fa con passione!



Ma passiamo ai fatti. La ratatouille non va confusa con la caponata, anche se sempre di ortaggi stiamo parlando. Questo piatto povero di origine francese, o meglio provenzale, è un misto di verdure da fare soprattutto in estate quando un bell’orto è in grado di regalarci tanti bei pomodori, peperoni, melanzane e zucchine. Provatela: è un contorno tanto salutare quanto appetitoso!
Volendo essere precisina fino in fondo ho seguito la ricetta alla lettera e ho cotto tutte le verdure in modo separato, perché non solo hanno tempi di cottura diversi, ma in questo modo ogni varietà mantiene inalterato il proprio sapore.
Certo è una rottura e non si risparmia tempo…ma il risultato l’ho trovato proprio gustoso!


Ingredienti (10 porzioni): 2 zucchine grandi, 1/2 peperone rosso, 1/2 peperone giallo, 1 melanzana grande, 1 cipolla rossa (di piccole dimensioni), 1 aglio, 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, sale, pepe, 1 cucchiaio di olio evo, 6 foglie di basilico, 2 rametti di timo

Procedimento:
1) Tagliare le varie verdure a pezzettini o a dadini e scottarle ciascuna in padella a fuoco lento con un leggero filo d’olio (o se preferite solo con un po’ d’acqua) e un pizzico di sale e pepe;
2) A parte prendere una padella larga e mettere a scaldare con un po’ di olio l’aglio in camicia (da togliere prima di aggiungere le verdure) e la cipolla tritata che dovrà dorarsi appena;
3) Aggiungere i peperoni, le melanzane e le zucchine precedentemente scottate (devono restare abbastanza croccanti) e lasciar cuocere insieme per 45 minuti circa a fuoco basso (nel caso le verdure si asciughino troppo, aggiungere dell’acqua calda o del brodo vegetale);
4) Aggiungere un cucchiaio di conserva di pomodoro e far cuocere per altri 5 minuti;
5) Servire con qualche fogliolina di basilico e del timo fresco (è ottima anche fredda!).

Non poteva mancare una foto…che dite?!?!

mercoledì 5 settembre 2012

Il Grande Gatsby: il ritorno sul grande schermo di Baz Luhrmann!


Adoro la genialità espressiva e creativa del regista australiano Baz Luhrmann e non sono mai rimasta delusa dalle sue pellicole (anche per la sua ultima fatica cinematografica, Australia, che non ha riscontrato un grosso successo di pubblico come per i più acclamati Romeo + Juliet e Moulin Rouge). 
Mesi fa ero inciampata per caso nel trailer in lingua originale di questo film drammatico (tutta un'altra cosa rispetto a quello in italiano!) ed ero rimasta così affascinata dai colori, dai costumi, dagli ambienti e dalla musica che non vedevo l'ora che uscisse in Italia... ma dovremmo aspettare ancora molto purtoppo!



Nel frattempo mi sento di consigliarvi la lettura dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film che è stato scritto da F. Scott Fitzgerald (1925). Non riscosse immediatamente un grande successo mentre nel corso del tempo è stato riconosciuto dalla critica contemporanea come uno dei più grandi romanzi della narrativa americana classica. L’ho letto quest’estate e ne sono rimasta entusiasta: una ricchezza di descrizioni minuziose accompagnate da un linguaggio corposo e delicato al tempo stesso. Non voglio certo svelarvi il finale, ma vorrei dedicarvi la chiusa di questo magnifico libro:

Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.
(F. Scott Fitzgerarld, Il grande Gatsby, Oscar Mondadori, Milano 2011)
P.s. Per i più curiosi, faccio presente che esistono già due celebri trasposizioni cinematografiche del romanzo in questione: il film di Elliot Nugent del ’49 e quello di Jack Clayton del ’74 con Robert Redford nei panni di Gatsby. 

martedì 4 settembre 2012

Yorkshire Pudding: esperimento inglese!

Mi sono sempre chiesta ma che robina sarà quella cosa un po’ gonfiotta che si vede spesso mangiare nei film ambientati in Inghilterra? Ma l’arcano è stato ben presto svelato… altro non è che lo Yorkshire Pudding. Si tratta di una ricetta originaria appunto della regione inglese dello Yorkshire, che generalmente viene utilizzata per accompagnare l’arrosto della domenica o piatti ricchi di intingoli (es.: il gravy). Di solito lo si nota nelle scene di grandi pranzi con tavole imbandite di ogni cosa. In ordine di tempo l’ultima volta che li ho adocchiati in un film se non sbaglio è stato proprio in Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright con Keira Knightley e MatthewMacfadyen.


Proprio poco tempo fa ho visto preparare questa ricetta da una ben nota trasmissione di cucina, così l’ho subito rubata! Non vedevo l’ora di sperimentarla... quale momento migliore se non un giorno che ero rimasta a corto di pane?!?

Ingredienti (per circa 12 pirottini): 4 uova, 200 ml di latte, un pizzico di sale, 200 gr di farina, olio e 2 cucchiai di acqua.

Procedimento:
1) Sbattere le uova con il latte e il sale, aggiungendo gradualmente la farina, in modo che non si formino degli orribili grumi.
2) Lasciare riposare un po’ (anche se io andavo di fretta e saranno passati poco più di una decina di minuti al massimo prima di procedere con il passaggio successivo al punto 4).
3) Ungere gli stampini e metterli vuoti a 230° nel forno già caldo.
4) Nel frattempo aggiungere al composto due cucchiai d’acqua e mescolare di nuovo.
5) Una volta che gli stampini saranno diventati roventi, toglierli dal forno e riempirli per un terzo con il composto.
6) Infornare di nuovo e cuocere per circa 20 minuti.

Non è una cavolata? L’effetto è carinissimo e il sapore non è niente male…la prossima volta mi sono decisa ad accompagnarli a un buon stufato come farebbe una cuoca inglese di tutto rispetto!

Se volete una prova, eccoli qua i miei Yorkshire Pudding in tutto il loro splendore casereccio!