lunedì 25 maggio 2015

Un Caramel-lo da paura

Con sorprendente abilità narrativa in Caramel (titolo originale Sukkar banat) si intrecciano le storie di cinque donne di diverse generazioni e di singolare bellezza, accomunate dal fatto di frequentare lo stesso piccolo salone di bellezza di Beirut, gestito dall’affascinante Layale (Nadine Labaki, protagonista e regista).
Tra shampoo, messe in piega, manicure e cerette, le donne parlano, si confidano paure e si scambiano consigli su amori impossibili per uomini sposati, sull’ossessione per l’eterna giovinezza, su bugie riguardo la propria verginità o sulla possibilità di essere lesbica. L’unica costante è la felicità tanto inseguita e per tanti versi mai raggiunta.
La performance corale strabiliante, colorata e toccante dell’intero cast rende questo film un piccolo gioiellino cinematografico assolutamente da vedere, che indaga con estrema delicatezza soprattutto l’universo femminile di queste amiche, colleghe o vicine dai piccoli o grandi amori piene di crucci, segreti e sensi di colpa.
In realtà il caramello del titolo si riferisce alla ricetta usata per la depilazione fatta semplicemente con zucchero, acqua e limone, molto malleabile e riutilizzabile più volte.
Volendo, quindi, omaggiare il caramello commestibile, ho pensato di proporvelo in una doppia versione di croccante alle mandorle e ai semi di sesamo (ma si possono scegliere anche diversi tipi di frutta secca come nocciole, noci, pistacchi o pinoli).
Conosciuto come uno dei più duttili elementi di decorazione in pasticceria, è semplice (ma allo stesso tempo difficile) da preparare sia a secco che all'acqua. Di seguito vi illustrerò la mia versione a secco.


Ingredienti:
150 g zucchero semolato, 100 g mandorle e 4 cucchiaini di semi di sesamo

Procedimento:
1) Versare lo zucchero semolato in un pentolino e farlo sciogliere lentamente a fuoco molto basso;
2) Senza mescolare, ruotare in continuazione il tegame in modo che lo zucchero si sciolga uniformemente;
3) Proseguire fino ad aver ottenuto la colorazione di caramello desiderata (N.B.: Attenzione perché il caramello tende a colorirsi molto in fretta: il caramello biondo è di colore chiaro e dal sapore delicato, mentre quello bruno è più scuro e saporito);
4) A questo punto aggiungere la frutta secca e con un cucchiaio amalgamare bene il tutto prima di versare il croccante su un piano di lavoro in marmo oppure in una teglia da forno;
5) Livellare il più possibile il croccante versato e, dopo averlo fatto raffreddare leggermente, tagliarlo a quadrotti o a losanghe.

martedì 19 maggio 2015

Samba e la sua vita

I registi Eric Toledano e Olivier Nakache e il protagonista Omar Sy del fortunato Quasi Amici tornano di nuovo insieme in Samba per raccontare con grande ironia il problema degli immigrati irregolari in Francia, i quali compongono lo zoccolo duro di una società nascosta e rilegata a svolgere i mestieri più duri o meno desiderati. 
Samba Cissé (Sy) è un giovane senegalese, clandestino in Francia da dieci anni, che, arrangiandosi con i lavori più disparati, tenta da sempre di ottenere il permesso di soggiorno, cercando nel frattempo di guadagnarsi da vivere per mantenere anche la sua famiglia in Africa e trovare finalmente il suo posto nel mondo. 
Tutto cambierà dopo il suo fortunato incontro con Alice (un’algida e impacciata Charlotte Gainsbourg), una dirigente di un’azienda in congedo dal lavoro dopo aver avuto un brutto esaurimento, che ora tenta di ristabilire un contatto sociale facendo la volontaria in un centro di aiuto per immigrati.
La donna non riesce a mantenere le distanze e si innamora lentamente di Samba, un uomo così lontano dal suo mondo ma così vicino al suo cuore e capace di farla sorridere dopo tanto tempo.
Ricevuta la carta di via e, teoricamente costretto ad abbandonare il suolo francese, Samba deve stare ancora più attento a non farsi scoprire… forse il finale è un po’ scontato, ma completamente in linea con la storia.
Tratto dal romanzo Samba pour la France di Delphine Coulin, la pellicola è in grado di portare sul grande schermo una tematica sociale importante e tangibile come l’immigrazione usando un tono leggero. Una commedia sociale (per nulla politica) ben girata, ma soprattutto ben scritta e ben recitata (anche dai personaggi di contorno), perché riesce con il giusto pizzico di ironia a regalare delle grasse risate anche nei momenti più tristi.


P.s.: Una delle battute più belle del film viene pronunciata da Alice, quando, confortando Samba, preoccupato di dover nascondersi usando in continuazione documenti falsi per restare in Francia, gli dice: “Se hai paura di non ricordare più il tuo vero nome, gridalo al vento come se avessi voglia di danzare!”.

martedì 5 maggio 2015

La perdita di "Mia madre"

Non sono mai stata una grande fan di Nanni Moretti, ma negli ultimi anni ho rivalutato le sue opere e Mia madre è davvero un gran bel film, capace di far sorridere e commuovere con la stessa intensità.
Con grande naturalezza e sincerità il racconto è capace di evidenziare un dolore molto personale e intimo, che si legge fin da subito negli occhi dei protagonisti.
Margherita (Buy) è una regista, oberata di lavoro sul complicato set del suo ultimo film politico, incentrato sulle difficoltà di un gruppo di operai in odore di licenziamento, in cui il protagonista (John Turturro regala un sacco di risate) principale è un eccentrico attore americano dall’improbabile pronuncia italiana, che ha difficoltà persino a memorizzare le battute e i nomi della crew sulla scena. Nel frattempo, però, la madre di Margherita (una composta Giulia Lazzarini) è stata ricoverata in gravi condizioni in ospedale e viene continuamente assistita da Giovanni (Moretti), figlio amorevole e fratello ragionevole, che riesce a dire e fare sempre la cosa giusta.
Offuscata dal dolore di una perdita sempre più imminente, Margherita è stanca, non è concentrata sul set e capisce di non riuscire a trovare la giusta chiave di lettura per il suo film, così torna alla realtà solitaria e infelice in cui è costretta a guardare in faccia una madre che lentamente si sta spegnendo, ma che ancora è determinata come ex-insegnante di latino a dare le ultime ripetizioni a sua nipote, che odia il liceo classico.
Mia madre parla anche della finzione del cinema, presentando un film nel film che non sembra mai ingranare davvero, perché non riesce a ricreare le sensazioni di quella realtà semplice e allo stesso tempo troppo difficile da riportare sul grande schermo.
Moretti ha messo a nudo con grande sobrietà il dolore della perdita di sua madre ed è ragguardevole che abbia ceduto il suo alter-ego nelle mani esperte di Margherita Buy e si sia nascosto dietro la maschera confortevole del bravo fratello, capace di affrontare con misura e compostezza la malattia della mamma morente.