martedì 29 luglio 2014

Mai provati gli scones?

Chi l'avrebbe mai detto che, guardando la versione in lingua originale di un film come C'è posta per te (1998, titolo originale You've got mail), che conosco quasi a memoria, avrei potuto fare una scoperta così sensazionale?!
Giusto due parole per il film...
Diretto dalla compianta Nora Ephron, la storia è incentrata su una dolce e carina libraia, Kathleen Kelly (Meg Ryan), che sta per chiudere la sua attività di famiglia a causa dell'inaugurazione della megalibreria del ricco Joe Fox (Tom Hanks). A causa di un contrasto negli affari i due si odiano atrocemente, anche se non sanno di conoscersi già in rete, dove sono invece grandi amici, senza essersi mai visti di persona.
Una commedia semplice e carina (remake del film in bianco e nero Scrivimi fermo posta di Ernst Lubitsch), che, regalando una colonna sonora indimenticabile e degli scorci magnifici di New York, è costellata da personaggi secondari molto divertenti tra cui spicca quello di George (Greg Kinnear), il fidanzato di Kathleen.
Come in una scena del film, in cui Kathleen si incontra con due delle sue commesse e annuncia di dover chiudere il negozio, durante il famoso momento del tè del pomeriggio vengono serviti in accompagnamento numerosi bocconcini sia salati che dolci. Tra questi non possono certo mancare gli scones, ovvero delle morbide focaccine di forma tonda di origine scozzese, che possono essere farcite con ingredienti di ogni tipo vista la loro neutralità di sapore (dalla marmellata a salumi e formaggi).
Gli scones sono velocissimi da preparare e altrettanto da cucinare e sono ottimi non solo per il classico momento del tè inglese, ma anche per piccoli buffet o feste di compleanno.
 


Ingredienti (per 4 persone): 260 g farina 00, 25 g burro, 1 cucchiaio di olio extra vergine d’oliva, 150 ml latte parzialmente scremato, un pizzico di sale, 5 g zucchero, 1 bustina di lievito Pane Angeli e 1 uovo

Procedimento:
1) Disporre la farina a mo’ di fontana, aggiungendo al centro il sale, lo zucchero, il lievito e poi anche il burro a temperatura ambiente insieme a un filo d’olio;
2) Unire piano piano anche il latte e cercare di impastare bene tutta la farina, fino a ottenere un composto liscio, che, avvolto con della pellicola trasparente, andrà fatto riposare in frigorifero per almeno mezzora;
3) Dopodiché procedere a stendere l’impasto, ottenendo una sfoglia alta almeno 1 cm circa;
4) Con un coppapasta o più semplicemente un bicchiere di medie dimensioni ricavare dei dischetti, che andranno riposti su una teglia con carta da forno;
5) Spennellare leggermente la superficie con un uovo sbattuto;
6) Cuocere a 200° in forno già caldo per 15-20 minuti, finché la superficie non sarà ben dorata;
7) Sfornare gli scones e servire appena tiepidi con una scelta di marmellate e composte oppure anche con un tagliere di salumi caserecci.

mercoledì 23 luglio 2014

Blue Jasmine: una donna in disfacimento

Blue Jasmine è l’ultima fatica cinematografica scritta e diretta da Woody Allen, con protagonista assoluta la magnifica Cate Blanchett, che si è aggiudicata numerosi riconoscimenti per questa performance indimenticabile tra cui anche l’ambito premio Oscar come miglior attrice protagonista.
Jasmine (Blanchett) è una donna bellissima e di gran classe, che, sposando il ricco (e infedele) uomo d'affari-truffatore Hal (Alec Baldwin), ha fatto il suo ingresso nell’alta società di New York.
A causa delle disavventure finanziarie del marito, Jasmine è costretta poi ad abbandonare per sempre la sua vita agiata (raccontata con vari flashback) e si vede obbligata a trovare aiuto a San Francisco. Qui si farà ospitare nel piccolo e squallido appartamento della sorella adottiva Ginger (Sally Hawkins), che sembra averle perdonato persino il fatto che Hal abbia fatto perdere tutti i soldi al suo ex-marito Augie (Andrew Dice Clay) in un cattivo investimento e che abbia poi determinato anche il loro divorzio.
Jasmine, però, non ha perso solo i suoi soldi, le sue case, i vestiti di lusso, le feste e le persone che credeva sue amiche, ma sta perdendo completamente la testa e sprofondando in un esaurimento nervoso sempre più evidente. Ha perso credibilità e dignità come donna e come moglie e il suo nome non è al sicuro neanche a molte miglia di distanza visto che il fantasma dell’ex-marito e dei guai da lui combinati continua ancora ad alleggiare sulla sua testa.
A San Francisco Jasmine, quindi, tenta di ricominciare da zero e trovare un lavoro all’altezza dei suoi alti standard e di dare anche una svolta sentimentale alla sua vita, innamorandosi di un brillante diplomatico (Peter Sarsgaard); tenta addirittura di spingere la sorella nella braccia di altri uomini, visto che è in procinto di sposarsi con l’umile meccanico Chili (Bobby Cannavale), ma ogni tentativo sarà vano.
Jasmine rimarrà completamente sola e vulnerabile in compagnia unicamente del suo passato, delle sue bugie e degli immancabili antidepressivi.
Un film meritevole (che non ha nulla in comune con alcuni ultimi tentativi alla regia di Allen), che, grazie all’immensa bravura della Blanchett, colpisce allo stomaco per l’estrema fragilità mostrata da questa donna ormai alla deriva, per cui non si può che provare compassione. Mancava da tempo un personaggio femminile così profondo e al tempo stesso così angosciato, devastato e artificioso, che convince in ogni secondo supportato da una sceneggiatura davvero ben scritta.

giovedì 10 luglio 2014

Quanto vale il capitale umano?

Paolo Virzì ha fatto davvero centro con la sua ultima fatica cinematografica dal titolo Il capitale umano, liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Stephen Amidon (il quale, invece, è ambientato in Connecticut), il cui significato intrinseco deriva dal concetto usato dal mondo assicurativo per quantificare il valore monetario di una vita umana.
Abbandonati i tipici toni ilari e cinici, Virzì si è catapultato con grande maestria in un genere noir, visibile anche dalla scelta dei colori grigi e scuri per l’intero film e dalla cifra stilistica e narrativa utilizzata, a dir poco lodevoli di nota.
Da una parte il film rappresenta un ritratto realistico e impietoso di un paese marcio dentro, divorato dall’arrivismo sociale e dai giochi di potere, dall’altra una gioventù “bruciata”, vittima delle colpe degli adulti che li hanno cresciuti e di una società poco attenta ai loro reali bisogni.
La storia prende vita nel cuore della Brianza e viene sapientemente suddivisa in un prologo, tre capitoli improntati su tre personaggi in modo da fornirne al meglio i diversi punti di vista (effettivamente la ripetizione delle medesime scene vede caricarsi di significati del tutto nascosti che riescono a emergere proprio grazie a una prospettiva differente) e una conclusione. Tutto ha inizio con un incidente che vede coinvolto un ciclista investito da un SUV che non si è fermato a prestargli soccorso e prima di arrivare alle conclusioni della polizia del misterioso colpevole, lo spettatore viene catapultato indietro di sei mesi per conoscere meglio i protagonisti al centro della tragedia.
Capitolo 1: Dino Ossola (un magistrale Fabrizio Bentivoglio) è un immobiliarista borghese, che tenta il colpaccio della sua vita investendo tutto quello che (non) ha ed entra a far parte del fondo della famiglia del magnate-broker Giovanni Bernaschi (un “detestabile” Fabrizio Gifuni), conosciuto perché sua figlia Serena (la bravissima Matilde Gioli al suo esordio), amata da tutti, frequenta Massimiliano, il rampollo riccone sottomesso al volere di un padre cinico e sempre assente. Accecato dalla cupidigia, Dino si trasforma in un ripugnante arrampicatore sociale, che vende la propria anima al diavolo-denaro, calpestando di soppiatto le persone che ama come la moglie (una Valeria Golino lasciata quasi sempre in penombra), in attesa di una coppia di gemelli. 
Capitolo 2: Carla Bernaschi (un’ottima Valeria Bruni Tedeschi) è la moglie un po’ distratta di Giovanni, che, annoiata dalla sua vita immersa nel lusso più ostentato, decide di imbarcarsi in una nuova avventura ovvero salvare il teatro della piccola provincia in cui abita, destinato a essere trasformato in un complesso residenziale. Visto il suo breve passato da attrice, spera di portare avanti un progetto culturale e artistico che le possa regalare un po’ di vita, ma non vi riuscirà, tradendo anche i sogni di Donato, suo spasimante e futuro direttore artistico (Luigi Lo Cascio).
Capitolo 3: Serena è forse l’unico personaggio positivo che emerge ne Il capitale umano, poiché è l’unica che per davvero vuole aiutare gli altri e tenta di cambiare il corso degli eventi, risollevandosi da una situazione familiare a lei stretta e da un contesto sociale in cui non si rispecchia. Grazie al suo incontro con un personaggio solo in parte secondario (interpretato da un convincente Giovanni Anzaldo), alla fine si scioglierà ogni nodo e si potrà sperare anche solo per un istante in un futuro più roseo per coloro che sembrano meritarsi un piccolo ritaglio di felicità.
Con Il capitale umano Paolo Virzì ha compiuto un visibile salto di qualità in un genere che effettivamente non gli apparteneva, ma che gli ha comunque permesso di realizzare un’opera matura memorabile, coadiuvato da un cast a dir poco eccezionale, in cui spicca per bravura in particolare Bentivoglio, che è riuscito a regalare sullo schermo uno dei personaggi più infidi e arrivisti mai visti prima, che riassume in maniera eccelsa la figura dell’italiano comune che tenta di farcela a ogni costo. Senza troppi giri di parole nel film è del tutto evidente la mancanza di morale che c’è nel nostro bel paese, dove ormai l’avidità è la parola chiave a ogni livello del tessuto sociale.


P.s.: Tra i numerosi riconoscimenti aggiudicati al film di Virzì ci sono: ai David di Donatello quelli di Miglior film, Migliore sceneggiatura, Migliore attrice protagonista a Valeria Bruni Tedeschi, Migliore attrice non protagonista a Valeria Golino, Miglior attore non protagonista a Fabrizio Gifuni, Miglior montaggio e Miglior sonoro; ai Nastri d'argento, invece, ha vinto come Regista del miglior film, Migliore sceneggiatura, Migliore attore protagonista a Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni, Migliore scenografia, Miglior montaggio, Miglior sonoro in presa diretta e Premio Guglielmo Biraghi (assegnato dal Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici italiani ai talenti del cinema italiano) a Matilde Gioli; infine il premio come Migliore attrice a Valeria Bruni Tedeschi all’ultima edizione del Tribeca Film Festival.

lunedì 7 luglio 2014

Guardate il lato positivo!!!

Avevo già parlato de Il lato positivo (titolo originale Silver Linings Playbook) ed ero rimasta piacevolmente sorpresa dalla freschezza e dall'agilità narrativa di questa pellicola.
Basato sul romanzo "L’orlo argenteo delle nuvole" di Matthew Quick, il film racconta la storia di Pat  Solatano (Bradley Cooper), un ex-insegnante che ha avuto un crollo nervoso a causa del tradimento di sua moglie, di cui però è ancora molto innamorato. Tornato nella casa dei suoi genitori (interpretati da Jacky Weaver e Robert De Niro), Pat trascorre le sue giornate leggendo, andando dalle sedute dello psicologo e correndo per tenersi in forma.  Quando per caso incontrerà Tiffany (Jennifer Lawrence), una vicina di casa un po’ sopra le righe, si lascerà coinvolgere in una terapia d’urto, che li vedrà impegnati nella preparazione di un balletto per una gara.
Il regista David O. Russel riesce con questo film a trasportare lo spettatore nel cuore dell’America di periferia, insegnando, senza troppi manierismi, a cercare di trovare il lato positivo in ogni momento della vita, anche quando tutto sembra andar storto.
Nella scena conclusiva del film Pat è riunito con la sua famiglia e gli amici per guardare alla tv una partita dei Philadelphia Eagles, di cui sono tutti molto tifosi e mangiare come ogni domenica gli involtini che la madre è solita preparare.
Neanche a farlo apposta Danny (Chris Tucker), l’amico di Pat conosciuto nell’istituto psichiatrico dove erano stati ricoverati assieme, chiede alla padrona di casa di spiegargli la ricetta dei suoi involtini: semplicemente carne con all'interno pan grattato e aglio, fermati con uno stecchino.
Non essendo una grande stimatrice dell’aglio in purezza, vi propongo questi involtini con una panure decisamente più aromatica.


Ingredienti: 3 fettine di vitello, 1 rametto di origano fresco, 1 mazzetto di prezzemolo fresco, 1/2 aglio, pan grattato q.b., 1 noce di burro, olio extra vergine d'oliva, sale e pepe nero

Procedimento:
1) Preparare un piccolo trito di prezzemolo, origano e aglio schiacciato, che andrà poi unito a un po’ di pan grattato, condito appena con un filo d’olio e un pizzico di sale;
2) Dopo aver steso ciascuna fettina di carne, salarla e peparla quanto basta;
3) Porre al centro della fettina un cucchiaio del pane aromatizzato preparato precedentemente;
4) Chiudere i lembi laterali verso l’interno, arrotolare la carne in modo da formare l’involtino e fermarlo con l’aiuto di uno o più stecchini da denti;
5) Appena si sarà sciolta nel tegame una noce di burro con un goccio d’olio, far sigillare bene la carne da ogni lato e napparla in continuazione con i succhi rilasciati;
6) Appena gli involtini avranno preso un bel colore, servirli ancora caldi con in accompagnamento una bella insalata fresca.