mercoledì 23 luglio 2014

Blue Jasmine: una donna in disfacimento

Blue Jasmine è l’ultima fatica cinematografica scritta e diretta da Woody Allen, con protagonista assoluta la magnifica Cate Blanchett, che si è aggiudicata numerosi riconoscimenti per questa performance indimenticabile tra cui anche l’ambito premio Oscar come miglior attrice protagonista.
Jasmine (Blanchett) è una donna bellissima e di gran classe, che, sposando il ricco (e infedele) uomo d'affari-truffatore Hal (Alec Baldwin), ha fatto il suo ingresso nell’alta società di New York.
A causa delle disavventure finanziarie del marito, Jasmine è costretta poi ad abbandonare per sempre la sua vita agiata (raccontata con vari flashback) e si vede obbligata a trovare aiuto a San Francisco. Qui si farà ospitare nel piccolo e squallido appartamento della sorella adottiva Ginger (Sally Hawkins), che sembra averle perdonato persino il fatto che Hal abbia fatto perdere tutti i soldi al suo ex-marito Augie (Andrew Dice Clay) in un cattivo investimento e che abbia poi determinato anche il loro divorzio.
Jasmine, però, non ha perso solo i suoi soldi, le sue case, i vestiti di lusso, le feste e le persone che credeva sue amiche, ma sta perdendo completamente la testa e sprofondando in un esaurimento nervoso sempre più evidente. Ha perso credibilità e dignità come donna e come moglie e il suo nome non è al sicuro neanche a molte miglia di distanza visto che il fantasma dell’ex-marito e dei guai da lui combinati continua ancora ad alleggiare sulla sua testa.
A San Francisco Jasmine, quindi, tenta di ricominciare da zero e trovare un lavoro all’altezza dei suoi alti standard e di dare anche una svolta sentimentale alla sua vita, innamorandosi di un brillante diplomatico (Peter Sarsgaard); tenta addirittura di spingere la sorella nella braccia di altri uomini, visto che è in procinto di sposarsi con l’umile meccanico Chili (Bobby Cannavale), ma ogni tentativo sarà vano.
Jasmine rimarrà completamente sola e vulnerabile in compagnia unicamente del suo passato, delle sue bugie e degli immancabili antidepressivi.
Un film meritevole (che non ha nulla in comune con alcuni ultimi tentativi alla regia di Allen), che, grazie all’immensa bravura della Blanchett, colpisce allo stomaco per l’estrema fragilità mostrata da questa donna ormai alla deriva, per cui non si può che provare compassione. Mancava da tempo un personaggio femminile così profondo e al tempo stesso così angosciato, devastato e artificioso, che convince in ogni secondo supportato da una sceneggiatura davvero ben scritta.

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