venerdì 30 novembre 2012

Merci, Jacques Audiard!

Ammetto che prima di questo film non conoscevo il regista francese Jacques Audiard, ma posso senza ombra di dubbio affermare che adoro il suo modo di usare la macchina da presa. Ogni inquadratura quasi sfiora gli attori, facendoti sentire il loro respiro e quei primi piani così intensi ti fanno credere di accarezzare i loro pensieri.
Ispirato all’omonima raccolta di racconti dello scrittore canadese Craig Davidson, Un sapore di ruggine e ossa è un film drammatico, potente e vibrante con una giusta dose di romanticismo, dove spesso non c’è neanche bisogno di parlare visto che la potenza delle immagini parla da sé (es.: le lotte clandestine a rallentatore o il linguaggio del corpo nelle scene di sesso).
Ali (Matthias Schoenaerts) si ritrova all’improvviso a doversi occupare del figlioletto di cinque anni, Sam (Armand Verdure), che non conosce affatto e che non sa come gestire, così decide di andare dalla sorella che abita ad Antibes, nel sud della Francia.
Fortunatamente lì riesce a trovare subito un lavoro come buttafuori in una discoteca, dove conoscerà Stéphanie (Marion Cotillard), una donna bella e algida, che ama essere guardata dagli uomini e sa bene come sedurli. Stephanie non sarà mai alla sua portata ma Ali decide comunque di lasciarle il suo numero di telefono.
All’improvviso un incidente stravolgerà l’equilibrio di ciascun personaggio e le loro vite non saranno più le stesse. Durante lo spettacolo di orche marine nel parco acquatico dove lavora, Stéphanie rimane vittima di un brutto infortunio e le verranno amputate entrambe le gambe e con loro anche la sua sicurezza e la sua bellezza. Non ha più voglia di vivere e tanto meno di pensare di poter esistere costretta su una sedia a rotelle.
Un giorno, però, lei decide di richiamare Ali e da quel momento le cose inizieranno a prendere una piega diversa. Lui sembra non dare peso al fatto che lei sia senza gambe, trasmettendola in qualche modo quella sicurezza che sembrava esser perduta per sempre dal giorno dell’incidente.
Sono entrambi due persone tormentate nello spirito e continuamente in lotta con se stesse e con chi gli sta accanto. Nel frattempo Ali accetta vari lavori pur di guadagnare qualche soldo in più e decide persino di battersi negli incontri clandestini di pugilato a mani nude. Un giorno Stéphanie lo accompagna e rimane particolarmente “eccitata” da quel mondo senza regole dove solo la forza animalesca dell’uomo ha la meglio.
È un film, infatti, che parla di corpi: da una parte quello tumefatto di Ali che usa per farsi strada in un mondo quasi primitivo e dall’altro quello amputato di Stéphanie, imbrigliato nella malinconia e nello scoraggiamento, ma piano piano lei saprà ritrovare un modo per sopravvivere proprio grazie all’amore, risollevando al tempo stesso il destino di Ali, che riuscirà a farcela nella vita sia come pugile che come padre.

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